Regia: Drew Goddard. Sceneggiatura: Drew Goddard. Fotografia: Seamus McGarvey. Montaggio: Lisa Lassek. Musiche: Michael Giacchino. Interpreti: Chris Hemsworth, Dakota Johnson, Jon Hamm, Jeff Bridges, Manny Jacinto, Nick Offerman, Katharine Isabelle, Lewis Pullman, Cailee Spaeny. Produttori: Steve Asbell, Drew Goddard. Distribuzione: 20th Century Fox. Origine: U.S.A., 2018.
Anni Sessanta. Un uomo affitta una stanza all'hotel El Royale nascondendo una borsa voluminosa sotto le assi del pavimento. Pochi attimi dopo viene ucciso da un altro uomo, la cui identità rimane misteriosa. Dieci anni dopo alcuni clienti decidono di soggiornare nello stesso albergo, che si trova all'esatto confine fra la California e il Nevada, al punto che una striscia rossa divide fisicamente a metà gli spazi: da un lato le camere in Nevada - lo stato del vizio, dell'illegalità e del gioco d'azzardo - dall'altro quelle in California - lo stato dell'amore libero, della contestazione e di Hollywood. Uno dopo l'altro i personaggi riveleranno la loro vera natura: perché in 7 sconosciuti a El Royale non bisogna tanto seguire il flusso del denaro quanto le motivazioni che hanno portato ognuno dei presenti in quel luogo isolato al confine fra il Bene e il Male. Vale la pena tenere presente in quale epoca storica ci troviamo: la guerra nel Vietnam, i proclami di Nixon, le spie di J. Egard Hoover, le battaglie per i diritti civili. I pezzi principali però combaciano, forse un po' troppo perfettamente, e la trama si lascia seguire, anche grazie a colpi di scena e sequenze shock accuratamente disseminati. Siamo in territorio post tarantiniano, con qualche omaggio a David Lynch, e la galleria di personaggi può fare leva sulla consumata abilità recitativa di alcuni interpreti - in particolare John Hamm e Jeff Bridges - nonché sull'appeal estetico di Dakota Johnson e Chris Hemsworth.
Il perno intorno al quale ruota tutta la vicenda è però la musica Motown, soprattutto quella interpretata dalla voce potente della sua splendida interprete, la star dei musical di Londra e di Manhattan Cynthia Erivo, da poco passata al grande schermo. E’ la qualità umana della Erivo a farci intravvedere un vissuto e uno spessore nel suo personaggio di cantante da 12 euro l'ora, quando il suo manager ne intasca troppi di più.
7 sconosciuti a El Royale è un film ostinatamente orizzontale, non solo perché si svolge nello spazio rettangolare di un motel, ma anche perché mantiene i suoi personaggi in superficie, concedendo agli spettatori solo qualche breve flashback per regalare alle singole storie doppi fondi non esposti in sceneggiatura. Ogni ruolo è un archetipo: l'uomo di chiesa, la hippie, la cantante black, il venditore di aspirapolveri, e poi il guru, la bambina, il concierge. Ma nessuno di loro è quel che sembra, e nessuno è innocente.
Goddard crea per il pubblico un "corridoio di osservazione" lusingando il nostro voyeurismo, e il nostro compiacimento (sadico) davanti a una pulp fiction estremamente bella da vedere. 7 sconosciuti a El Royale è un cubo di rubik divertente da ricomporre, anche se non sufficientemente sfaccettato. E la colonna sonora resta l'elemento indiscutibilmente schierato dalla parte del Bene.
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