Benito Mussolini è alla direzione dell'Avanti quando incontra Ida Dalser a Milano. Antimonarchico e anticlericale, Mussolini è un ardente agitatore socialista impegnato a guidare le folle verso un futuro di emancipazione sociale. In realtà, la Dalser lo aveva già fuggevolmente incontrato a Trento e ne era rimasta folgorata. Ida crede fortemente nelle sue idee: Mussolini è il suo eroe. Per finanziare la fondazione del Popolo d'Italia, il giornale che diventerà il nucleo del futuro Partito Fascista, vende tutto: appartamento, salone di bellezza, mobilio e gioielli. Allo scoppio della guerra Benito Mussolini si arruola e scompare dalla vita della donna. Ida lo rivedrà in un ospedale militare, immobilizzato e accudito da Rachele, appena sposata con rito civile. Furente si scaglia contro la rivale rivendicando di essere lei la vera moglie e di avergli dato un figlio, ma viene allontanata a forza. Ida è una donna dalle reazioni esplosive, incapace di accettare compromessi. Nonostante venga disconosciuta, sorvegliata e pedinata, non si arrende, protestando la propria verità e scrivendo lettere a chiunque: alle autorità, ai giornali e al Papa. Viene rinchiusa in un manicomio per oltre undici anni, tra torture e costrizioni fisiche. Non ne uscirà mai più e mai più rivedrà suo figlio, a cui toccherà la stessa disperata sorte di esistenza cancellata.
Due esistenze cancellate dal mondo e dalla memoria ''riportate in vita'' da Filippo Timi, nei duplici panni di Mussolini e Benito Albino, e Giovanna Mezzogiorno, ovvero Ida Dalser, ''il pugile che non va mai giù'', come la definisce l'attrice stessa. L'odissea di Ida Dalser parte quando la donna, trentina, incontra il Benito Mussolini socialista e direttore dell'Avanti a Milano: se ne innamora e gli offre tutti i suoi soldi per fondare il Popolo d'Italia, il megafono del suo passaggio all'interventismo. Ida rimane incinta di Benito Albino, che il padre - che già aveva avuto Edda da Rachele Guidi - riconosce: ma non è il tempo dell'amore, bensì del potere e il futuro Duce presto abbandona entrambi. Questa prima parte, ben sorretta dalle interpretazioni della Mezzogiorno e da Timi, ci riconsegna un Duce privato e pubblico che è passione, narcisismo e fiducia illimitata nel proprio grande divenire, mentre la Dalser non vede - se non nell'ammirazione - il politico, ma ama l'uomo alla follia. Ida, però, è troppo impetuosa e libera perché possa essere compagna di un uomo che ha grandi ambizioni e verrà rinchiusa dai fascisti nei manicomi di Pergine e San Clemente, separata dal figlio, con cui condividerà solo la morte: lei nell'ospedale psichiatrico di Pergine, lui a Mombello.
Nella seconda tranche, il presente filmico di Ida si intreccia al materiale d'archivio sul Duce, che dal '22 ricompare sullo schermo solo nei cinegiornali d'epoca che ne seguono l'impetuosa ascesa e i celebri discorsi, parodiati dal giovane Benito Albino di Timi.
Vincere è un'opera entusiasmante e con una brillante messa in scena. Raramente le immagini di repertorio sono state usate in modo così superbo e profondamente integrate con il racconto. La storia è affascinante, ma è soprattutto lo stile del film che evidenzia le capacità d'autore di Marco Bellocchio, mentre Giovanna Mezzogiorno offre un'interpretazione incontenibile ed emozionante. È sicuramente il film più completo del regista, al pari di I pugni in tasca, per tutto quello che vuol dire del potere, della condizione femminile e del ruolo dei media. Da sottolineare, infine, la capacità di Bellocchio nell’interpretazione del materiale di repertorio, inserito nella vicenda come parte integrante nei rapporti tra i personaggi stessi.
Soggetto: Marco Bellocchio. Sceneggiatura: Marco Bellocchio e Daniela Ceselli. Scenografie: Marco Dentici. Costumi: Sergio Ballo. Musiche: Carlo Crivelli. Fotografia: Daniele Ciprì. Montaggio: Francesca Calvelli. Interpreti: Giovanna Mezzogiorno, Filippo Timi, Fausto Russo Alesi, Michela Cescon e Piergiorgio Bellocchio. Produttore: Mario Gianani. Distribuzione: O1 Distribution. Origine: Italia, 2009.