Brighton Beach, Brooklyn. Leonard, un uomo attraente dal carattere complesso, torna alla casa che gli ha dato i natali, dopo aver tentato il suicidio. Mentre si trova sotto lo stesso tetto degli accoglienti genitori, che lo aiutano con amore, ma che faticano a comprenderlo, Leonard conosce due donne in breve tempo. Una è Michelle, una vicina di casa tanto bella quanto misteriosa, la quale cela a sua volta problemi profondi. I genitori, per contro, cercano di spingere Leonard ad avere una relazione con Sandra, la figlia dell'acquirente della tintoria di famiglia. Inizialmente sulla difensiva, Leonard scopre in lei una profondità inattesa. Ma la possibile relazione con Sandra finisce per essere ostacolata da Michelle, che gli chiede aiuto per risolvere una relazione negativa che la vede legata a un altro uomo. Così facendo Michelle sembra essere attratta da Leonard, il quale si trova tra due fuochi con il non improbabile rischio di riprecipitare in quello stato d'animo che lo aveva portato a tentare di togliersi la vita.
James Gray segna con Two Lovers un'importante svolta nella sua carriera. Abbandonati temporaneamente i “romanzi criminali” come Little Odessa, The Yards e I padroni della notte, prende ispirazione da un racconto di Dostoevskij "Le notti bianche", per descrivere le dinamiche di un sentimento sempre più difficile da portare sullo schermo, perché ormai letto e riletto in tutti i modi. Riesce a farlo dimostrando grande sensibilità grazie a una sceneggiatura, scritta con Richard Menello, che analizza con aderenza al reale le dinamiche amorose.
Le mille luci di Manhattan non sono mai state così vicine a quelle di Parigi. La notte di Leonard sulle scia della bionda Michelle ha il sapore agrodolce della capitale francese: la poetica fotografia di Baca-Asay spalanca finestre di sfolgorante malinconia davanti al giovane protagonista, promesso sposo tormentato e fragilissimo. Sandra, mora e sensuale, lo aspetta con limpida semplicità, ma lui brucia per l'altra, misteriosa, ambigua dirimpettaia che, pian piano, lo avvolgerà in una trappola mortale. Il soggetto più consumato del mondo (il triangolo amoroso) diventa una storia avvincente, cupa nelle mani di questo talentuoso quarantenne cineasta del Queens che firma un'opera struggente, lirica e tragica con un gusto profondamente personale. Grazie alla particolare messa in scena, che immerge il protagonista in un sofisticato clima quasi noir, il film mostra fin dall'inizio interessanti tratti incrociando l'indagine psicologica e il romanzo di formazione, il nichilismo e il romanticismo più folgorante: il viso di Michelle nascosto dai capelli nella scena di sesso con Leonard, o la terrazza sopra il palazzo, affascinante teatro decadente, bolla onirica sospesa nel tempo. Lo sguardo passionale del giovane - ultratrentenne affetto da disturbo bipolare - cui l'occhio del regista si accosta, sfocia in un abbagliante iperrealismo che lega simboli e spazi amplificandone perfettamente l'assonanza, illuminandoli con un taglio vivido, originale e quasi metafisico. Così, mentre la macchina da presa scorre sulle vetrate del ristorante o s'innalza sul soffitto della hall, penetra il sottile strato delle cose e delle parole ad esse legate, mostrando ciò che si cela oltre il confine degli inganni quotidiani. Isabella Rossellini, discreta ma incisiva presenza di sguardi, sigilla il dramma con una memorabile sequenza in cima alle scale.
Sceneggiatura: James Gray e Richard Menello. Scenografie: Happy Masseè. Costumi: Michael Clancy. Musiche: Dana Sano. Fotografia: Joaquin Baca-Asay. Montaggio: John Axelrad. Interpreti: Joaquin Phoenix, Gwyneth Paltrow, Vinessa Shaw, Isabella Rossellini e Elias Koteas. Produttori: Donna Gigliotti, James Gray e Anthony Katagas. Distribuzione: BIM. Origine: U.S.A., 2008.