Prima vessate con orari e turni infami e successivamente lasciate senza un lavoro dall'improvvisa chiusura fallimentare dello stabilimento tessile dove lavorano, un pugno di operaie riunitesi per decidere cosa fare con i soldi della liquidazione optano per la scelta più sensata: usarli per assoldare un killer che uccida il padrone. Ma in una multinazionale non è sempre semplice capire chi sia il vero padrone. Scalcinati, incompetenti, spietati ma incredibilmente determinati a portare a termine il lavoro, un killer della domenica (che in realtà prima era una donna) e una delle impiegate (che in realtà prima era un uomo) saranno disposti a viaggiare fuori dalla Francia su una barca di clandestini pur di trovare il vero padrone e farlo fuori.
Questa storia semi-seria (ma esilarante!) che narra di come un pugno di impiegate siano diventate committenti di una strage di funzionari è uno dei film più autenticamente anarchici e surreali dell'anno, una vera commedia di resistenza al vivere civile e sociale che già si fece notare al Festival del Film di Roma. Tutto in essa diventa atto di ribellione ad un ordine, specialmente quello che i due poveri protagonisti (Louise e Michel) non intendono certo come tale. Il ribaltamento sessuale è, al tempo stesso, dimostrazione della follia delle regole sociali (entrambi cambiano sesso per trovare un lavoro) e tassello di un caos più generale a cui appartengono anche situazioni come il non saper leggere o scrivere, un particolare che nel mondo contemporaneo può anche causare la morte.
Nulla può arrestare le piccole operaie nella loro furia omicida e soverchiatrice delle rigide strutture gerarchiche aziendali. Dovessero anche sterminare tutta la dirigenza, arriveranno al responsabile, messaggio reso ancora più chiaro dalla didascalia finale che spiega come Louise Michel sia anche il nome di una nota anarchica francese d'inizio Novecento.
I registi Benoît Delépine e Gustave de Kervern sostengono (da anarchici) di non conoscere la tecnica del cinema e di limitarsi a inquadrare ciò che vogliono mostrare, ma il risultato sullo schermo smentisce tale affermazione: non c'è immagine dietro la cui composizione non ci sia una profonda riflessione su quale elemento della scena vada sottolineato o per il quale occorre evidenziare una valutazione morale; non c'è carrello che non sia indispensabile (per finalità comiche o narrative) e non c'è forzatura del normale racconto che non sia una raffinata deviazione utile a raccontare un mondo specifico come quello rappresentato dai brevissimi flashback dei protagonisti. Si divertono con una comicità semplice, ma efficace, spesso innescata dal contrasto tra ciò che viene rappresentato in scena e ciò si può solo sentire fuori scena. E anche quando inseriscono brevissimi momenti sentimentali, si tratta di attimi da cogliere, realizzati con grande conoscenza del cinema.
Sceneggiatura: Benoît Delépine e Gustave Kervern. Scenografie: Paul Chapelle. Musiche: Gaëtan Roussel. Fotografia: Hugues Poulain. Montaggio: Stéphane Elmadjian. Interpreti: Yolande Moreau, Bouli Lanners, Benoit Poelvoorde, Albert Dupontel, Philippe Katerine e Mathieu Kassovitz. Produttori: Mathieu Kassovitz e Benoit Jaubert. Distribuzione: Fandango. Origine: Francia, 2008.