Una notte, in un bar, un amico confessa al regista israeliano Ari Folman un suo incubo ricorrente: sogna di essere inseguito da ventisei cani inferociti. Ha la certezza del numero perchè, quando l'esercito israeliano occupava una parte del Libano, a lui, evidentemente ritroso nell'uccidere gli esseri umani, era stato assegnato il compito di uccidere i cani che di notte segnalavano con il loro abbaiare l'arrivo dei soldati. I cani eliminati erano giustappunto ventisei. In quel momento, Folman si accorge di avere rimosso praticamente tutto quanto accaduto durante quei mesi che condussero al massacro portato a termine dalle Falangi cristiano-maronite nei campi di Sabra e Chatila. Decide allora di intervistare dei compagni d'armi dell'epoca per cercare di ricostruire una memoria che ognuno di essi conserva solo in parte e cercando di farla divenire patrimonio condiviso.
Folman, regista e sceneggiatore di qualità, affronta con coraggio uno dei nervi scoperti della storia recente della democrazia israeliana. Non è però interessato a distribuire patenti di colpevolezza, ma scava più a fondo utilizzando un metodo che sta progressivamente trovando una sua consistenza nel mondo della comunicazione: il cartone animato. Partendo dal presupposto che una semplice sequenza di interviste porterebbe alla realizzazione di un documentario rivolto a un pubblico di nicchia, preferisce raccontare quei terribili fatti utilizzando un'animazione scarna, ma efficace, che riesce a restituire il work in progress di un rimosso che da forme fantastiche o mitiche (esplicita la citazione di Apocalypse Now) passa a focalizzare una realtà orrenda che, proprio perchè tale, è stata espunta dal ricordo del singolo e della collettività. Non è un caso che il primo amico a cui Folman si rivolge, dopo aver avuto l'idea, sia un analista. La scelta di questo tipo di terapeuta rivela una particolare attenzione dell'autore alla materia, ma anche quella che egli sente come una necessità per tutto il suo popolo: una sorta di seduta collettiva che aiuti a fare chiarezza innanzitutto in se stessi. Questo film costituisce una riprova (semmai ce ne fosse ancora bisogno) che la demonizzazione tout court di Israele è del tutto miope. Se davvero si vuole dare un contributo internazionale alla soluzione del conflitto israelo-palestinese è proprio sostenendo chi, come l'israeliano Folman, incentiva il recupero di una memoria scomoda. Così facendo si potranno ottenere piccoli, ma significativi risultati.
Sceneggiatura: Ari Folman. Musiche: Max Richter. Direzione dell’animazione: Yoni Goodman. Montaggio: Nili Feller. Produttori: Serge Lalou, Yael Nahlieli, Gerhard Meixner, Roman Paul e Ali Folman. Distribuzione: Lucky Red. Origine: Francia/Israele, 2008.