Rainer Wenger è un insegnante di scuola superiore che, oltre ad allenare la squadra maschile di pallanuoto, decide di tentare un singolare esperimento con i suoi studenti.
Nel tentativo di dimostrare come si vive sotto una dittatura autocratica, induce i ragazzi ad aderire ad un gioco di ruolo in cui applicare le caratteristiche di fondo dei regimi dittatoriali.
Concetti semplici e intuitivi come disciplina e comunità sono presto piegati alle esigenze dell’esperimento, di cui Wenger è il leader carismatico. Contro le sue intenzioni, tuttavia, i ragazzi cadono in una spirale fuori controllo, fino a far nascere un vero movimento con natura paramilitare: l’Onda. Dopo un crescendo di situazioni pericolose, Wenger è costretto dagli avvenimenti ad affrontare gli studenti, ma la situazione gli è ormai definitivamente sfuggita di mano.
Ispirato ad un fatto reale accaduto a Palo Alto in California nel 1967, L’Onda è un film che vuole far discutere. Il regista Gansel si avvale infatti di mezzi sostanzialmente semplici per arrivare direttamente alla questione che gli sta più a cuore, ossia la possibilità che ai giorni nostri un’ideologia simile al nazismo faccia proseliti anche nel cuore delle più moderne democrazie (ma, naturalmente, Gansel guarda soprattutto alla Germania).
La sua tesi, inizialmente, sembra scontrarsi con la debole considerazione che i ragazzi di oggi (che egli mostra troppo sbrigativamente interessati a cose futili) hanno della lezione storica. Sembra un po’ improbabile vedere adolescenti dal pensiero debole, impegnati solo a scontrarsi duramente in un match di pallanuoto o a divertirsi con i video di YouTube, cominciare a salutarsi marzialmente, ad indossare una divisa (una t-shirt bianca) o ad escludere dalla loro cerchia coloro che non si adeguano alle loro, piuttosto elementari, regole e usanze. Tuttavia, l’incredulità dello spettatore si smorza un po’ per volta, e benché appaia semplicistico il modo diretto in cui il plot si evolve, L’Onda riesce a raggiungere una certa efficacia. Quello che è, nei fatti, niente più che un esercizio di team building sul modello di molte scuole di formazione, porta ad esiti sorprendenti: il momento in cui Wenger in una sala gremita affronta gli studenti con piglio da vero dittatore è anche, dal punto di vista della messa in scena, il più riuscito del film.
La regia di Dennis Gansel è buona. Ha ritmo, riesce a trasmettere la giusta sensazione di ansia e malessere insita in uno esperimento di questo tipo e segue con dimestichezza le varie storie di alunni e professori che si alternano sullo schermo.
Sceneggiatura: Dennis Gansel e Peter Thorwarth. Scenografie: Knut Loewe. Costumi: Ivana Milos. Musiche: Heiko Maile. Fotografia: Torsten Breuer. Montaggio: Ueli Christen. Interpreti: Jürgen Vogel, Frederick Lau, Jennifer Ulrich, Max Biemelt e Christiane Paul. Produttore: Christian Becker. Distribuzione: BIM. Origine: Germania, 2008.