Anica vive a Belgrado da troppo tempo e vuole andare lontano in cerca di un nuovo destino. Legata sentimentalmente a Milutin, boss del quartiere, Anica trascorre la sua ultima giornata nel quartiere dove è nata e dove vivono le uniche persone che abbia mai amato: la vecchia nonna senza più memoria in ospizio, l'amica trasandata che gestisce un chiosco alimentare e un marito delinquente, e Stanislav, un giovane uomo, braccio destro di Milutin. Il ragazzo, segretamente innamorato della donna, ha deciso di dichiararsi e di fuggire insieme a lei dentro una fredda notte di inverno.
Aveva ventitrè anni, Stefan Arsenijevic mentre cadeva il mandato di Slobodan Milosevic, presidente della Serbia accusato di crimini contro l'umanità, per questa ragione il suo sguardo sulle persone, sulle cose, sui luoghi e sul suo Paese non è mai distaccato. Dopo il cortometraggio (A)torsion, premiato con l'Orso d'Argento e una nomination agli Oscar, il regista serbo debutta in lungo e riafferma una professionalità intransigente, che non ha bisogno di soluzioni a effetto per impressionare e che esprime la sua dolente e misurata partecipazione attraverso l'assoluta immobilità.
Amore & altri crimini racconta l'ultimo giorno a Belgrado di una donna che ha deciso di lasciarsi alle spalle un passato, personale e storico, ingombrante. La macchina da presa di Arsenijevic si ferma strada facendo con la protagonista a guardare la vita dei personaggi, entrando negli appartamenti, nei bar, nei cortili, nei ristoranti dove si cantano vecchie canzoni per avventori stanchi. L'autore procede a una riduzione rasoterra e sembra adeguare quello che oggi osserva in prima persona a un io piccolo (il quartiere di Belgrado dove è nato Arsenijevic) sovrastato dal mondo e dalla storia.
Da questa prospettiva profondamente affettiva e antimitica, Amore & altri crimini non tenta l'approfondimento storico o il confronto politico, piuttosto l'intreccio di una trama intorno ai rapporti interpersonali e sentimentali dell'umanità rappresentata attraverso un modello di narrazione rarefatto. Dramma e commedia si muovono e agiscono dentro e fuori dalle mura domestiche, dove la protagonista, alter ego del regista, ha il coraggio di muovere le acque stagnanti del presente. Anica, creatura bionda e nostalgica, è paradigma di resistenza nella Serbia odierna, che sembra aver individuato nella rimozione (l'inaugurazione dell'ipermercato) la scorciatoia per il progresso.
Sulle note di "Amado mio" e dentro al grigiore disperato dell'ambiente che accoglie una laica rappresentazione popolare, soltanto Anica cercherà una via di sopravvivenza e un riscatto da un mondo a grado zero. I protagonisti maschili, pure investiti da ripensamenti improvvisi, scivoleranno verso impraticabili deviazioni, e la loro sopportazione (per amore di una madre o di una figlia) diventerà un atto di coraggio. Resteranno a terra a guardare volare l'aereo di Anica, “feriti” e impossibilitati a uscire dal sé per pervadere l'altro: la donna, la storia.
Titolo originale: Ljubay i drugi zlocini. Sceneggiatura: Stefan Arsenijevic, Bojan Vuletic, Srdan Koljevic. Fotografia: Simon Tansek. Montaggio: Andrew Bird. Scenografie: Volker Schaefer. Musiche: Naked Lunch. Interpreti: Anica Dobra, Vuk Kostic, Fedja Stojanovic, Milena Dravic, Hanna Schwamborn. Produttori: Herbert Schwering, Miroslav Mogorovic. Distribuzione: Ripley’s Film. Origine: Germania, 2008.