Aiuto regista per la cosiddetta "nuova scuola napoletana" (Decaro, Corsicato, Martone), passato in seguito dietro la macchina da presa grazie agli interessanti Il verificatore e Prima del tramonto, Stefano Incerti esce dal circuito di nicchia e approda nel mercato cinematografico italiano che conta. Ovvero grosso budget, attori di richiamo, l'egida distributiva della Medusa, una storia che mette in cantina le tematiche sociali dei lavori precedenti e si concentra sugli interrogativi umani più gettonati: esiste la felicità? cosa troveremo dopo la morte? imbarcati su questa "zattera della medusa" chiamata vita, riusciremo a trovare un senso alle nostre fragili esistenze?
Domande che si pongono tutti i personaggi del film: da Stefania Rocca, assillata dal desiderio di divenire madre, a Alessandro Haber che deve fare i conti con la sindrome compulsivo ossessiva del figlio, da Tony Musante, malato terminale, a Stefania Sandrelli che vede scorrere la dolce ala della giovinezza sempre più veloce, da Valeria Bruni Tedeschi che non trova più conforto tra le pareti domestiche a Lorenza Indovina costretta a tenere celato l'amore saffico che alberga nel suo cuore. Come si vede la vita non viene come la si vorrebbe.
Percorso accidentato, scatola ad incastri la cui soluzione rimane sempre più ostica, puzzle i cui pezzi risultano mancanti o inadeguati, viaggio dagli angoli oscuri e dagli anfratti tenebrosi questa vita (la nostra, quella degli interpreti, quella del film) non ci rimane che affrontarla solo con l'arma della speranza o con l'aiuto di chi riesce a rimanerci vicino malgrado tutto. Armi spuntate se vogliamo, che non rispondono agli interrogativi, ma che aiutano ad andare avanti.
Incerti è innamorato dei personaggi messi in scena. Lo si vede da come rimane incollato ai loro sguardi, alle loro frasi lasciate a metà, alle loro incertezze ma il suo è un amore controproducente. Chi troppo ama rischia di soffocare gli impulsi vitali dell'oggetto desiderato. E infatti i protagonisti non riescono a trasmetterci emozioni, sono congelati, bloccati, intrappolati in clichè ripetitivi. Questo perché manca appunto la voglia di farli interagire, di farli confrontare con le loro paure. Persone isolate come isolate rimangono le loro vite.
Incerti è cresciuto esponenzialmente come regista. Ha uno stile fluido che evita la staticità dell'immagine, riesce a far convivere primi e primissimi piani con carrellate avvolgenti, riscopre la tecnica del pedinamento piegandola ad esigenze di velocità che azzerano i tempi morti. Un merito che il regista deve condividere con il riuscito montaggio di Claudio De Mauro, le malinconiche musiche Paolo Buonvino, la fotografia, quasi tutta di interni, di Pasquale Mari.
Regia: Stefano Incerti. Sceneggiatura: Stefano Incerti, Eugenio Melloni. Fotografia: Pasquale Mari. Scenografia: Renato Lori. Costumi: Raffaella Fantasia. Montaggio: Claudio Di Mauro. Interpreti: Alessandro Haber, Valeria Bruni Tedeschi, Stefania Rocca, Lorenza Indovina, Tony Musante, Stefania Sandrelli. Italia, 2001, 116''.