Il film è un divertente road-movie, con un umorismo che si avvicina a quello di Woody Allen, una satira della società moderna, in particolare di quella ebraica. Sono messi a nudo i difetti, le manie, le abitudini di una famiglia ebraica, tutti elementi che fanno ridere il pubblico, ma che a ben guardare sottolineano il divario generazionale fra un padre ed un figlio, fra amore ed odio, fra gli anziani legati alle tradizioni, alla religione ed un giovane che ha capito che il mondo è cambiato e rifiuta la tradizione. Il protagonista è Simon, interpretato da Jonathan Zaccaï, un laureato in Filosofia ormai trentenne che per vivere si offre come cavia per gli esperimenti su nuovi medicinali, non è sposato, ma è follemente innamorato di Corazon (Marta Domingo), ballerina spagnola da cui ha avuto un figlio. Per qualche motivo però la relazione sentimentale creata con questa donna non ebrea si è interrotta e ora Simon è costretto a tornare a vivere con il padre, il vecchio Ernest, interpretato da uno straordinario Popeck, che per nulla felice della cosa, tentando anche di aiutare il figlio, si rivolge al suo rabbino di fiducia per chiedere aiuto alle Scritture. Sembra una tipica famiglia, a parte alcune stranezze o manie dei personaggi, che regalano momenti allegri e divertenti. Ernest, infatti, non fa che parlare continuamente della sua esperienza nei campi di concentramento della Polonia, nel tentativo di debellare il fantasma dalla sua mente e al tempo stesso cercare di educare il figlio e il nipotino, oppure lo zio Maurice (Abraham Leber), scampato anche lui alla Shoah e convinto di essere pedinato dalle SS. Improvvisamente però tutto cambia, la morte di Ernest e il suo ultimo desiderio, quello di essere sepolto in Polonia accanto alla sua prima moglie, porta a galla sensazioni, ricordi e sentimenti perduti nell’animo di Simon. Desiderando rispettare le ultime volontà del padre, Simon si mette al volante e comincia un lungo viaggio verso la Polonia accompagnato dal figlio, dallo zio Maurice e dalla vorace zia Mala (Irène Herz). Mano a mano che passa il tempo, per Simon il viaggio diventa sempre più un viaggio educativo e di formazione, che lo spinge suo malgrado, attraverso una rocambolesca e surreale avventura, a scoprire le sue vere origini ed infine accettarle, a ritrovare se stesso e la storia della sua famiglia, a capire cosa significhi per lui essere ebreo.
Regia e sceneggiatura: Micha Wald. Fotografia: Jean-Paul De Zaeytud. Montaggio: Susana Rossberg. Scenografia: Anna Falguères. Costumi: Nadia Chmilewsky Interpreti: Jonathan Zaccaï, Nassim Ben Abdeloumen, Abraham Leber, Irène Herz, Judka Herpstu, Marta Domingo, Ivan Fox, Popeck.
Produttore: Jacques-Henri, Olivier Bronckart.
Distribuzione: Fandango
Origine: Belgio, Francia, Canada, 2009.