City of God del regista brasiliano Fernando Meirelles è un grande film. Ambientato in una favela nella estrema periferia di Rio de Janeiro, attraversa un periodo che va dalla fine degli anni ’60 per concludersi all’inizio degli ’80. Attraverso gli occhi di un giovane ragazzo, Buscapé, vengono testimoniate le vicende di circa duecento personaggi, la maggior parte compresa tra gli undici e i diciannove anni. Un film corale, perciò, e non poteva essere altrimenti dato che la vera protagonista della storia è proprio la Città di Dio, la favela dove la vita ha un prezzo molto basso e dove nessuno può sottrarsi alla legge del più forte.
Un film violento ma al tempo stesso carico di ironia. Sarà la Bossanova che accompagna tutte le scene o forse il commento disincantato di Buscapé, sta di fatto che anche i momenti più duri della storia non raggiungono mai toni esasperati. E non si avverte alcun compiacimento nel riprendere il sangue che scorre.
Meirelles sembra aver appreso le lezioni di Loach e Tarantino, usando il primo per neutralizzare i difetti del secondo e viceversa.
La realtà sociale non viene descritta in modo didascalico e paternalista. I ragazzi della favelas sono osservati nelle loro quotidiane miserie senza retorica e compassione. La vita che fanno non è stata decisa da loro e l’assenza di legalità ha delle radici profonde, ma lo spettatore è chiamato a darsi delle risposte da sé. Lo spettacolo costruito con una splendida fotografia e un montaggio che imprime un ritmo vorticoso alla storia, asseconda in ogni istante le esigenze di una narrazione che prevede improvvisi sbalzi di umore e tensione.
City of God è un film sulle amicizie e i tradimenti, sull’onore e la vergogna, sul coraggio e la viltà. Si piange e si ride, si ha paura e ci si sente smarriti perché il quadro è ricco ma non esaustivo. Le Gangs della Città di Dio non sono quelle di New York, gli esiti delle loro lotte non cambieranno il mondo e forse per questo sono più autentiche e reali.
City of God è una pellicola che riassume in poco più di due ore l’evolversi dei costumi e delle abitudini in un arco temporale di quasi tre decenni. Cambiamenti che vengono osservati da un punto di vista insolito. Il fenomeno degli hippy, la disco-music, l’avvento della cocaina sono solo alcuni dei passaggi importanti che vengono ripresi all’interno delle favelas e non di quel mondo borghese capace di assorbire ogni tipo di dissesto morale e soprattutto abile nell’adeguarsi a qualsiasi cambiamento per poi ricominciare a macinare altri vizi come se fossero virtù.
I ragazzi della Città di Dio sono impegnati in una sporca guerra e nessuno in un modo o nell’altro può disertare. Altro che riccastri stanchi della vita e alla ricerca di nuove emozioni.
Tratto dall’omonimo romanzo di seicento pagine di Paulo Lins (tradotto in Italia per Einaudi), City of God assume un punto di vista interno. Il narratore è un giovane ragazzo poco portato alla vita da criminale che invece ha la passione per la fotografia. Buscapé osserva da spettatore i fatti pur essendone profondamente coinvolto. E’ dentro le storie ma non le agita. La sua presenza è contemporaneamente un’assenza. E questo particolare dà alla pellicola un carattere epico. Ma al posto di Ettore e Achille, vengono raccontate l’ascesa e la caduta di altri eroi tragici: Ze Pequeno e Bené, Cenoura e Galinha.
Non era facile realizzare un film del genere, che mescola la realtà con la finzione, con oltre duecento personaggi interpretati da attori non professionisti e con tante storie che si intrecciano e si sovrappongono, che costringono a un continuo andare avanti e indietro nel tempo. Meirelles è riuscito nell’impresa.
A questo proposito, in Italia Giancarlo De Cataldo ha scritto una storia simile a quella di Lins. Il suo 'Romanzo Criminale' racconta le vicende di un’altra periferia, quella romana, e di altri personaggi, quelli che composero la Banda della Magliana o che orbitarono intorno ad essa. Un altro libro importante che mescola realtà e finzione per riportare alla luce una realtà sociale troppe volte tenuta nascosta a vantaggio delle cartoline e dei depliant turistici.
Roma come Rio de Janeiro. I diritti di 'Romanzo criminale' sono stati comprati per realizzarne un film. Il consiglio spassionato è che gli autori vedano City of God.
(Mazzino Montinari)
Sceneggiatura: Bràulio Mantovani. Fotografia: César Charlone. Musiche: Ed Cortes, Antonio Pinto. Costumi: Ines Salgado. Montaggio: Daniel Rezende. Interpreti: Matheus Nachtergaele, Seu Jorge, Alexandre Rodrigues, Leandro Firmino da Hora. Brasile-Francia-Stati Uniti, 2002