Dopo "Fly me to the moon" il regista Ben Stassen si tuffa nelle profondità marine realizzando un film d’animazione per famiglie, raccontando le avventure di una piccola tartaruga marina di nome Sammy. Con tocco delicato Stassen realizza un’opera deliziosa e graziosa al tempo stesso, che occhieggia al mondo disneyano narrando una favola dal chiaro intento ecologista, tesa a istruire il giovane pubblico al rispetto per l’ambiente attraverso un racconto di formazione. "Le avventure di Sammy" sono un film chiaramente didattico, in cui con tocchi leggeri sono raccontati i cinquanta anni di vita di una giovane tartaruga appena uscita dall’uovo, che fra mille peripezie cerca la sua compagna per la vita e incontra casualmente l’uomo. Pur occhieggiando al film "Alla ricerca di Nemo", l’opera risulta comunque originale per lo sforzo tecnologico, che, seppur lontano dalla raffinatezza stilistica delle case produttrici americane, riesce ad affascinare e a stupire. Destinata ad un pubblico per bambini, l’opera diventa una sorta di favola avventurosa dai profondi risvolti educativi e al tempo stesso caratterizzata da elementi tipici dei documentari, tanto che spesso sono le immagini a parlare e a raccontare. I dialoghi sono molto semplici, l’ironia e la comicità, ormai elementi tipici dell’apparato della Disney e della Pixar, languono a favore di una colonna sonora che fa da sottotesto a tutta la pellicola. Vi è un evidente studio a monte dell’opera a livello contenutistico e documentaristico, tanto che a volte sembra di ritrovarsi ad osservare un documentario della "National Geographic", la caratterizzazione dei personaggi però riesce a controbilanciare questo aspetto rendendo gradevole il tutto. "Le avventure di Sammy" unisce in sé diversi elementi ben orchestrati, dai classici elementi delle favole tradizionali del "..e vissero insieme felici e contenti" al romanzo di formazione, fino ai toni documentaristici con un tocco finale di stile, rappresentato dal libro animato che accompagna i titoli di coda. Sebbene la trama sia forse poco originale e magari anche scontata, tuttavia l’opera resta un piccolo gioiello capace di mostrare la variegata vita che popola l’oceano, il ciclo naturale che regola il tutto, la lotta per la sopravvivenza, ma soprattutto l’impatto dell’opera dell’uomo. Che, descritto come un "animale", non fa altro che danneggiare il pianeta cacciando, pescando in maniera selvaggia, inquinando questo mondo con le sue scorie, dai frigoriferi al terribile petrolio. Non vi è condanna, ma solo una triste rappresentazione veritiera che si accompagna ad una speranza individuata dal regista nell’opera di "Green Peace", che lavora attivamente contro la caccia alle balene e per la cura degli animali a rischio di estinzione.
Regia: Ben Stassen.
Sceneggiatura: Domonic Paris Musica: Ramin Djawadi.
Produttore: Ben Stassen.
Distribuzione: Eagle Pictures
Origine: Belgio, 2010.