Presentato al Festival di Venezia 2011
Tratto dall’omonimo romanzo di Stefano Massaron, il film è un continuo e vertiginoso montaggio alternato che mette in scena il conflitto che oppone i piccoli Cinzia, Carmine e Sandro al malefico dottor Boldrini (un Filippo Timi davvero stellare e che conferma una straordinaria duttilità espressiva). Il ricordo di quei giorni perseguita i bambini ormai adulti (Valeria Solarino, Valerio Mastandrea e Stefano Accorsi) che vivono dialogando dolorosamente con le loro scelte e incubi.
Attraversato da un commento sonoro minimale e metallico, Ruggine mette in scena una Torino colta alla fine degli anni Settanta e reinventata fra Taranto e Formello (nei pressi di Roma) cui la fotografia di Gherardo Gossi conferisce sfumature africane. Ammirevole poi la tensione degli interpreti che si prestano al registro minimale loro richiesto, si pensa soprattutto ad Accorsi, che nel gioco ossessivo con il figlio riesce a far riverberare tutte le paure che ancora lo scuotono in un inquieto desiderio di svelamento e irrefrenabile istinto di protezione.
Il regista osserva l’infanzia in forme che il cinema italiano ha sfiorato solo nei film migliori di Luigi Comencini e Vittorio De Sica anche se, a uno sguardo ravvicinato, si scoprono sfumature che avvicinano Ruggine a Mark Twain o addirittura a Cormac McCarthy per la sua capacità di dare corpo a un male che striscia sulla linea dell’orizzonte arsa dal sole. Il dottor Boldrini, infatti, personifica tutte le minaccie e la promiscuità sessuale che le favole attribuiscono tradizionalmente all’”uomo nero”. E non è un caso che i bambini debbano sconfiggere il drago nella sua tana per poi accettare pienamente la sfida del dovere crescere (anche se questo non significa affatto che si tratterà di un processo facile…).
L’attenzione partecipe attraverso la quale il regista filma i rituali dell’infanzia, il canto misterico dei corpi che si trasformano giocando tra i detriti di una civiltà industriale che avverte già, cupamente, il proprio venire meno, non hanno pari nel cinema italiano che non riesce a dare dei bambini una immagine che non sia edulcorata.
Regia: Daniele Gaglianone. Sceneggiatura: Giaime Alonge, Daniele Gaglianone, Alessandro Scippa. Scenografie: Marta Maffucci . Montaggio: Enrico Giovannone. Fotografia: Gherardo Gossi. Costumi: Lina Fucà, Francesca Tessari. Musiche: Evandro Fornasier, Walter Magri, Massimo Miride.
Interpreti: Stefano Accorsi, Valeria Solarino, Filippo Timi, Valerio Mastandrea.
Produttore: Gianluca Arcopinto, Domenico Procacci.
Distribuzione: Fandango. Origine: Italia, 2011.