Con "La meglio gioventù" la cinematografia italiana, finalmente, può annoverare tra le sue opere un film di ampio respiro, capace di leggere la storia senza pregiudizi o isterismi da tifoso, capace di fornire l'affresco di un'epoca storica che abbraccia gli ultimi quarant'anni delle tormentate vicende italiane. Ma l'opera diretta da Marco Tullio Giordana, magistralmente sceneggiata da Sandro Petraglia e Stefano Rulli, non è una fredda disamina dei fatti che vanno dall'alluvione di Firenze del 1966 fino alle vicende di tangentopoli. Il regista milanese, ci racconta della contestazione giovanile del '68, della nascita del terrorismo e del suo svilupparsi come un bubbone maligno, della crisi della Fiat all'inizio degli anni '80, di Tangentopoli, della protesta fiscale di un Bossi prima maniera, della strage del giudice Falcone e della sua scorta. E lo fa con la passione e il sentimento dei personaggi che costellano il film, i quali vivono queste vicende ora da protagonisti ora da inerti osservatori, avendo a che fare con i piccoli e grandi problemi quotidiani. Personaggi che attraversano la storia con il coraggio di chi vuol tentare di cambiare qualcosa, il coraggio di lasciare anche solo un'ombra che possa contribuire a modificare il presente per migliorare il futuro, o vi rimangono ai margini perché troppo impegnati a trovare in sé stessi un senso alla vita che stanno vivendo.
Tutto ciò è reso meravigliosamente ne "La meglio gioventù". Perché questo è un film meraviglioso. Meraviglioso e commovente grazie ad una fotografia calda e palpitante che partecipa delle emozioni dei personaggi; coinvolgente grazie a dei dialoghi che colpiscono per l'originalità e la profondità, sempre appropriati alle vicende che si raccontano, mai sopra le righe, appassionanti e significativi nei frequenti duetti tra i bravissimi attori, amari e disincantati quando il copione si concede momenti didascalici dedicati alla futura memoria dello spettatore; trascinante per merito degli attori che a poco a poco che il film incede, raggiungono ottimi livelli nell'arte della recitazione. Interpreti tutti bravissimi: dai collaudati Luigi Lo Cascio, Andrea Tidona e Fabrizio Gifuni, ai quasi esordienti Alessio Boni (una maschera che non dimenticheremo), Sonia Bergamasco, Maya Sansa, Claudio Gioè, Jasmine Trinca (una conferma dopo la prova ne "La stanza del figlio"). Sul cast mi permetto di soffermarmi ulteriormente, perché raramente in una produzione italiana si riesce a riunire tanti bravi attori. La felice scelta della produzione, oltre ad essere ricaduta sui nomi già citati, ha colpito in pieno nel segno scegliendo Adriana Asti nel ruolo della madre, così italiana ma anche così moderna, un personaggio che l'attrice milanese disegna sublimamente e che a buon ragione può incastonare come magnifico suggello di una carriera già nobile ed illustre.
"La meglio gioventù" è anche un film colto e consapevole. Meritovele di affrontare tematiche che hanno attraversato e modificato, anche con brucianti lacerazioni, il costume italiano - questioni come l'apertura dei manicomi (Nicola, interpretato da Lo Cascio è un discepolo di Franco Basaglia) o la piaga dell'inquinamento industriale o l'accettazione dell'omosessualità come diversità e non come malattia.
Il film è anche un omaggio a maestri italiani del cinema, spesso citati più o meno direttamente: il Pasolini poeta ("La meglio gioventù" è il titolo di una raccolta di liriche del poeta friulano) ma anche il Pasolini cineasta, Rossellini, Scola e soprattutto Visconti a cui il film sembra quasi ispirarsi. Il Visconti di "Rocco e i suoi fratelli" ma soprattutto il Visconti de "Il Gattopardo". Il metodo di analisi è lo stesso, ed eguali sono le conclusioni alle quali sembra giungere. Sono quelle enunciate da uno dei primi inquisiti per le tangenti milanesi, il quale, durante lo svolgimento di una perizia psichiatrica, sembra parafrasare Tommasi da Lampedusa affermando che niente è cambiato e che, chi fino ad allora ha prosperato, brigando ed imbrogliando, continuerà, tranquillamente, a prosperare.
Insomma, "La meglio gioventù", vincitore a Cannes 2003 nella prestigiosa sezione "Un certain regard", è un grande film, frutto della felice collaborazione tra pubblico e privato, prodotto da Rai Fiction con la collaborazione di Angelo Barbagallo, che speriamo diventi l'apripista di future ulteriori opere similari.
(Daniele Sesti- FilmUp)
Regia: Marco Tullio Giordana. Sceneggiatura: Sandro Petraglia e Stefano Rulli. Fotografia: Roberto Forza. Scenografia: Franco Ceraolo. Costumi: Elisabetta Montaldo. Montaggio: Roberto Missiroli. Interpreti: Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Adriana Asti, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni, Maya Sansa. Italia, 2003, 366''.
Vincitore a Cannes 2003 nella sezione "Un Certain Regard".