Regia: Marco Tullio Giordana. Soggetto e sceneggiatura: Marco Tullio Giordana, Sandro Petraglia, Stefano Rulli. Scenografia: Giancarlo Basili. Montaggio: Francesca Calvelli. Fotografia: Roberto Forza. Musiche: Franco Piersanti. Costumi: Francesca Livia Sartori.
Interpreti: Valerio Mastandrea, Pierfrancesco Favino, Michela Cescon, Laura Chiatti, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio, Giorgio Colangeli, Omero Antonutti, Thomas Trabacchi, Giorgio Tirabassi, Denis Fasolo, Luca Zingaretti.
Produttori: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz.
Distribuzione: O1 Distribution.
Origine: Italia, 2012.
Durata: 128'.
Il 12 dicembre 1969, alle ore 16,37 p.m. una esplosione al n° 4 di piazza Fontana - nel pieno centro di Milano, a pochi passi dal Duomo - devastò la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, provocando 17 vittime ed oltre una novantina di feriti. “Una caldaia” fu la prima sbigottita spiegazione. Ma ai soccorritori che cercavano di farsi largo fra le macerie a soccorrere i superstiti orrendamente dilaniati fu subito chiaro che nessuna caldaia avrebbe mai potuto provocare un disastro del genere. Si trattava invece del primo episodio di quella che si sarebbe chiamata in seguito “strategia della tensione”, l’inizio di uno dei periodi più turbolenti e luttuosi nella storia della Repubblica italiana. Le indagini furono impostate in un’unica direzione. Per la Questura milanese - diretta da Marcello Guida -, i responsabili andavano cercati fra gli anarchici, già autori nei mesi precedenti di una lunga serie di attentati dimostrativi . Fu rapidamente trovato il “colpevole” perfetto: Pietro Valpreda, ballerino senza scrittura, considerato elemento instabile ed esaltato. Nel paese, l’enormità dell’accaduto scatenò una violenta controffensiva. La mattina del 15 dicembre, giorno dei funerali delle vittime, chi contava sulla paura e sull’indifferenza della popolazione, o peggio su reazioni esagitate, fu smentito dalla presenza spontanea di più di un milione di persone, cittadini decisi a contrastare qualsiasi colpo di mano. Anni dopo, si scoprirà che furono proprio i funerali a stroncare sul nascere il tentativo di golpe organizzato dal Principe Junio Valerio Borghese, scoraggiando i suoi protettori in alto loco. La sera del 15 dicembre, durante un interrogatorio che si protraeva ormai da tre giorni, precipitava dal quarto piano della Questura, l’anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato dall’ufficio di un brillante funzionario di polizia, il giovane commissario Luigi Calabresi. Pur non essendo presente nella stanza, il suo nome resterà associato alla morte di Pinelli, all’ambiguità delle versioni date, all’atroce sospetto di violenze e torture. Contro di lui iniziò una campagna diffamatoria che lo indicava come il vero responsabile della morte dell'uomo. Tutto questo mentre Calabresi andava convincendosi dell’unilateralità delle indagini e senza dirlo ai superiori, iniziò a indagare per proprio conto, fino a scoprire un traffico di armi ed esplosivi NATO dalla Germania all’Italia, allo scopo di rifornire i movimenti ustascia croati e le cellule eversive neo-naziste italiane. Il 15 maggio 1972 il commissario Calabresi veniva assassinato sotto casa da un commando misterioso, l’azione non sarà mai rivendicata (...)