Regia e sceneggiatura: Guillaume Canet.
Montaggio: Herve de Luze. Musiche: Pierre Gamet. Scenografia: Philippe Chiffre. Costumi: Carine Sarfati. Fotografia: Christophe Offestein.
Interpreti: François Cluzet, Marion Cotillard, Benoit Magimel, Gilles Lellouche, Jean Dujardin, Laurent Lafitte, Valérie Bonneton, Pascale Arbillot.
Produzione: Alain Attal.
Distribuzione: Lucky Red.
Francia, 2010, 135’
Si avvicina l’estate e un gruppo di amici di vecchia data si prepara per il mare, ma i piani sembrano venir sconvolti da Ludo, che, dopo una notte brava in discoteca a base di droga, sesso ed alcool, viene investito da un camion mentre è in moto. Il gruppo si riunisce al capezzale dell’amico ricoverato in terapia intensiva in un ospedale di Parigi, ma nonostante le tragiche condizioni in cui versa l’amico, forse rifiutandosi di crederci o non ascoltando i medici, decidono di partire come di consueto per la villa al mare, portandosi però con sé ognuno il proprio stress, le piccole bugie, problematiche e mediocrità. Il gruppo è composto da Max, albergatore maniacale, Vicent che lavora come fisioterapista e scopre di essere innamorato di Max, cosa che destabilizza letteralmente quest’ultimo. Insieme a loro le rispettive mogli Véronique e Isabelle, Eric che cerca di sfondare come attore e non fa che provarci con tutte le donne che incontra, Maria che opera nel settore umanitario e l’insicuro Anthony che cerca in tutti i modi di riconquistare la donna amata in procinto di sposarsi con un altro. Tra musica, mare e divertimento appare ogni tanto un sentimento di nostalgia per la mancanza di Ludo e piano piano emergono le incertezze, i disagi e i problemi di ognuno. Con occhio attento e senza dare alcun giudizio, l’attore e regista francese Giullaume Canet rappresenta un universo di personaggi a tutto tondo, caratteri universali dell’umanità con i suoi difetti e pregi. E’ il rapporto d’amicizia fra le persone che sembra interessare il regista, in particolare quello fra maschi, caratterizzato da scherzi, battute e litigi. E’ un microcosmo di umanità che vive uno accanto all’altro sostenendosi a vicenda, accettandone i difetti, finché qualcosa non sconvolge la situazione e i precari equilibri cominciano a rompersi.
"Les Petitis Mouchoirs" richiama alla memoria molte opere della cinematografia francese, ma anche italiana, prima fra tutti "Saturno Contro" di Ferzan Ozpetek, proprio per il desiderio di ritrarre un momento importante e di cambiamento della vita di un gruppo di amici appartenenti alla borghesia. I toni ovviamente sono diversi, tanto che in questo caso a volte si raggiunge il melodramma, per virare poi velocemente verso una commedia di intrattenimento. Canet sembra cercare di mostrare come l’uomo sia talmente abituato a nascondere le proprie insicurezze e problemi da non riuscire ad ascoltare gli altri. Nonostante l’amicizia quindi vi è un’incomunicabilità di fondo cui non sembra esserci soluzione, finché non è la persona stessa a rivolgersi al mondo con sguardo diverso e più maturo grazie alla vita "matrigna", che pone davanti a scelte e a "vuoti" per la perdita di persone amate. E’ un inno al sentimento e all’uomo attraverso un’immersione totale nella realtà.