Regia: Valérie Donzelli. Sceneggiatura: Valérie Donzelli, Jérémie Elkaim.
Montaggio: Pauline Gaillard. Scenografia: Gaelle Usandivaras. Costumi: Elisabeth Méhu. Fotografia: Sébastien Buchmann.
Interpreti: Valérie Donzelli, Jérémie Elkaim, César Desseix, Gabriel Elkaim, Brigitte Sy, Elina Lowensohn, Michèle Moretti, Philippe Laudenbach, Bastien Bouillon, Béa trice De Stael.
Produzione: Edouard Weil.
Distribuzione: Sacher.
Francia, 2011, 100’
Un'esperienza di vita - dura e affrontata con determinazione, di quelle che lasciano un segno permanente e fanno crescere - trasposta al cinema. Per la cronaca di un caso clinico (molto raro) e umano vissuto, scritto e interpretato da Jèrèmie Elkaïm e Valèrie Donzelli, la quale cura anche la regìa, in alcuni passaggi utilizza la voce fuori campo - sia femminile che maschile - e dedica il film al figlio e alle persone che l'hanno aiutata nella lunga e difficile prova.
Un concerto rock, un colpo d'occhio e nei nomi dei protagonisti (Romeo, Giulietta e Adam, che sarà presto la loro creatura) una consapevolezza: "ci aspetta un destino tragico". Così, la spensieratezza lascia presto il posto ai sacrifici, un ospedale diventa palcoscenico della drammatica storia che attraversa tutti gli stati d'animo (con più di un intermezzo canoro e un continuo commento musicale), mentre familiari e amici si stringono intorno ai tre.
Seguiamo allora i giovani genitori che si confidano i rispettivi timori fino a scherzarci sopra ("ho paura che dopo l'operazione Adam diventi cieco, sordo, nano, omosessuale, nero"), parlano al piccolo, cercano di mantenere una serenità. Decidendo quindi di prendere gli eventi così come vengono e iniziando ogni giorno come fosse l'ultimo, rifiutano il pietismo e pianificano il da farsi, cominciano a sincronizzarsi (la sintesi è nell'episodio della sigaretta fumata in una pausa fuori dalla struttura di degenza), fanno jogging tutti i giorni, visitano quotidianamente il figlio in ambiente asettico con la morte che aleggia intorno e si porta via altri pazienti. E pur assicurandosi faticosamente momenti di svago, intimità e socialità, nel corso di 5 anni scivolano nell'isolamento, diventando però più forti.
Candidato per la Francia all'Oscar, "La Guerra è dichiarata" (il titolo viene dalla radio che trasmette la notizia dell'inizio del conflitto in Iraq) - delineando i differenti caratteri del papà e della mamma – mette sentitamente in scena l'immolarsi di una coppia per la sopravvivenza del suo frutto e la formazione di due adulti.