Regia: Michel Hazanavicius, Emmanuelle Bercot, Jean Dujardin, Fred Cavaye, Alexandre Courtes, Eric Lartigau, Gilles Lellouche. Sceneggiatura: Nicolas Bedos, Philippe Caverivière, Jean Dujardin, Stéphane Joly, Gilles Lellouche. Montaggio: Julian Leloup. Fotografia: Guillaume Schiffman. Musiche: Evgueni Galperine
Interpreti: Jean Dujardin, Gilles Lelouche, Guillaume Canet, Sandrine Kiberlain, Alexandra Lamy, Isabelle Nanty, Mathilda May, Lionel Abelanski, Fabrice Agoguet, Pierre Benoist, Violette Blanckaert, Geraldine Nakache, Aina Clotet
Produttore: Jean Dujardin
Distribuzione: Bim Film.
Origine: Francia, 2012.
VM 14 anni
Durata: 109'.
Sulla carta erano una trentina di piccoli film, poi, effettuata una selezione, si è ridotto il tutto ai circa 109 minuti di visione che, nel corso del prologo firmato dal Fred Cavayé autore del thriller "Anything for her" (2008), pongono in scena il Gilles Lellouche di "Piccole bugie tra amici" (2010) e Jean Dujardin – vincitore nel premio Oscar per "The artist" (2011) – nei panni di due fedifraghi sciupafemmine presi anche grottescamente a dialogare durante la copula con due biondine. Prologo che, oltre a collegarsi al segmento finale della pellicola, ambientato a Las Vegas e diretto proprio dai due protagonisti, anticipa i titoli di testa – dal sapore quasi anni Sessanta – di un’operazione volta ad affrontare con ironia l’infedeltà maschile e le sue inclinazioni attraverso la visione di sette cineasti.
Infatti, al di là dell’Eric Lartigau responsabile di "Pistole nude" (2003) impegnato a raccontare il rapporto tra un quarantenne e una delle tante giovani spensierate abituate a prendersi gioco di tutti, abbiamo proprio il Michel Hazanavicious conquistatosi l’ambita statuetta hollywoodiana con il succitato lungometraggio muto interpretato da Dujardin al timone della vicenda in cui un perdente non riesce nell’impresa di cornificare la moglie.
Mentre la Emmanuelle Bercot regista del chiacchierato "Student services" (2010) riserva forse l’episodio più fiacco, incentrato su un marito che confessa il tradimento alla compagna, e Alexandre Courtès non solo cura quello più divertente, destinato a radunare un po’ tutti gli elementi del cast – tra cui Guillaume Canet e Manu Payet – a mo’ di "infedeli anonimi", ma anche tre brevi sketch oscillanti tra i ritmi delle vecchie comiche ("Thibault") e l’umorismo da caserma ("Bernard" e "Simon").