Regia e sceneggiatura: J.C. Chandor. Scenografia: John Paino. Montaggio: Pete Beaudreau. Fotografia: Frank G. DeMarco. Musiche: Nathan Larson. Costumi: Caroline Duncan.
Interpreti: Kevin Spacey, Paul Bettany, Zachary Quinto, Simon Baker, Jeremy Irons, Demi Moore, Mary McDonnell, Aasif Mandvi, Stanley Tucci, Al Sapienza, Ashley Williams, Penn Badgley.
Produttore: Joe Jenckes, Corey Moosa
Distribuzione: 01 Distribution.
Origine: USA, 2011.
Durata: 105'.
Una vita al di sopra delle proprie possibilità, questo il castello di carte su cui è costruito il sogno del benessere occidentale. 24 ore nel grattacielo di Wall Street sede di una società finanziaria nata oltre un secolo prima, quindi un pezzo di storia del capitalismo internazionale. Qui, dove speculando sui mutui si spacciano illusioni, quando si decide di liquidare tutto comincia la crisi ancora in corso. Qui vengono mostrati protagonisti e dinamiche.
Già regista di spot pubblicitari e documentari, produttore e sceneggiatore (nomination all'Oscar proprio per questo debutto nel lungometraggio di finzione), con un bel cast al servizio Jeffrey C. Chandor ci dice che nel giorno dei licenziamenti di massa il responsabile della struttura piange il suo cane malato di tumore, gli scampati si voltano dall'altra parte per parlare di quanto guadagnino sia loro che i superiori (il capo, con riverenza, è definito "un vero killer") dissipando poi tutto in lusso e sesso a pagamento. Tra le capacità per lavorare lì ci sono l'essere i primi e l'imbrogliare, e qualcuno è passato addirittura dalla progettazione razzi alla gestione rischi, perchè sempre di numeri si tratta. E questi riportano conti che non tornano più da anni, trilioni di carta nel mondo sono basati su un'equazione che non funziona.
"Margin call" rivela dunque la precarietà del sistema finanziario, elencando pure i corsi e ricorsi dei disastri economici succedutisi da quando esiste. Solo che ora "siamo alla fine del mercato" nel momento in cui salta la prima regola del venditore, quella di far tornare il cliente. Incisivamente, il film si esprime anche con luoghi e scene altamente simboliche, quali la distesa di computers accesi e riflessi sulle finestre degli uffici deserti, la città notturna vista dall'alto come un insieme di piccole luci, due colleghi che conversano in ascensore avendo in mezzo la donna delle pulizie che fissa il nulla davanti: mondi vicini e completamente separati. Fino al degno finale, col rumore di una pala che scava la tomba per il miglior amico dell'uomo..