Durante un furioso temporale, dieci piccoli americani capitano in un motel gestito da una specie di Norman Bates. Contiamoli: sono una diva del cinema antipatica (Rebecca DeMornay) e il suo imprevedibile autista (John Cusack); un sedicente agente di polizia (Ray Liotta) con pericoloso criminale appresso; una graziosa prostituta che intende riciclarsi in coltivatrice d'agrumi; una coppia litigiosa e una famigliola: papà, mamma e un bambino che non apre mai bocca. Come nell'arcinoto "Dieci piccoli indiani" di Agatha Christie, cominciano a lasciarci le penne uno dopo l'altro; ma in maniera molto più pulp ed emoglobinica: chi con la gola tagliata, chi con la testa spiccata dal corpo addirittura; chi con una mazza da baseball conficcata nell'esofago, chi nel rogo di un'auto.
La certezza di questo tipo di storia è che l'assassino si scopre necessariamente: per eliminazione. Però i sopravvissuti non la pensano così e si sforzano di capire quale fato li abbia condotti nel macabro motel, e perché. Esaminando i documenti lasciati alla conciergerie, scoprono particolari bizzarri: che ciascuno porta il nome di uno Stato americano, ad esempio, o che tutti sono nati lo stesso giorno dello stesso mese.
E qui le cose si complicano parecchio perché, un bel po' prima della fine, Identity ci racconta che tutto quel che stiamo vedendo accade nella testa di un serial-killer afflitto da personalità multipla; la qual cosa, evidentemente, dovrebbe far vacillare la nostra mente di fronte all'insondabile mistero dei rapporti tra immaginazione e realtà, invece finisce per rendere il tutto intorcinato e un po' assurdo. Malgrado la macchinosità della spiegazione, comunque, la suspance funziona, l'unità di luogo è opprimente come si conviene, le ricette di macelleria abbastanza inventive, il cast piuttosto ricco e non ci si annoia.
Soggetto e sceneggiatura: Michael Cooney. Fotografia: Phedon Papamichael. Musiche: Alan Silvestri. Montaggio: David Brenner. Scenografia: Mark Friedberg. Interpreti: John Cusak, Ray Liotta, Amanda Peet, Alfred Molina, Rebecca De Mornay. Stati Uniti, 2003.