Regia e sceneggiatura: Olivier Nakache, Eric Toledano. Scenografia: Hervé Gallet. Montaggio: Dorian Rigal Ansous. Fotografia: Rémy Chevrin. Musiche: Frederic Talgorn.
Interpreti: Vincent Elbaz, Isabelle Carrè, François-Xavier Demaison, Audrey Dana, Omar Sy, Joséphine de Meaux, Jean Benguigui, Max Clavelly.
Produttore: Nicolas Duval Adassovsky, Yann Zenou
Distribuzione: Moviemax.
Origine: Francia, 2009. Durata: 103'.
Il titolo italiano vuole evidentemente riallacciarsi a quello di "Quasi amici-Intouchables" (2011), diretto dagli stessi Olivier Nakache ed Eric Toledano ma realizzato, in realtà, due anni dopo questo loro terzo lungometraggio.
Oltretutto, della pellicola in questione ritroviamo anche il protagonista Omar Sy, stavolta nei panni di un medico praticante assillato dalla fidanzata Roxane alias Joséphine De Meaux, in preda all’accelerazione del suo orologio biologico.
Perché è la famiglia di quest’ultima che seguiamo durante la ora e quaranta di visione circa, il cui personaggio principale, in realtà, è il cognato Alain, interpretato dal Vincent Elbaz di "D’Artagnan e i tre moschettieri" (2005), un disoccupato perdigiorno sposato con la sorella Nathalie, ovvero Isabelle Carré.
Ora e quaranta di visione circa che, ambientata nel 1993, tira in ballo anche il François-Xavier Demaison di "Per sfortuna che ci sei" (2011) e la Audrey Dana di "Welcome" (2009) rispettivamente nel ruolo di Jean-Pierre, fratello avvocato di Nathalie, e di sua moglie Catherine.
Ed è proprio la prima serata in casa di questi ultimi, oltretutto fastidiosamente orgogliosi delle loro due figlie piccole, a cominciare a regalare occasioni per spingere lo spettatore a (sor)ridere.
Occasioni che, tra fissazione di Catherine per la religione ebraica, imprevisti causati dal turbolento figlio di Alain e l’anziano padre di quest’ultimo che arriva addirittura a cospargersi il parrucchino di forfora fittizia per far credere che in testa abbia capelli veri (!!!), risultano presenti in dose più che sufficiente all’interno dell’insieme.
Complici anche i tentativi da parte del protagonista di spassarsela con una giovane baby sitter; man mano che, impreziosita dall’ottima prova sfoggiata dal cast, quella che prende forma, oltre a presentarsi in qualità di gradevole commedia riguardante l’importanza della famiglia, non sembra celare più di tanto un certo discorso relativo alla crescita.
Con il rischio che qualcuno, nel corso della parte finale, finisca anche per farsi prendere dalla commozione, come già avvenuto con la successiva e ancor più riuscita succitata fatica degli apprezzabilissimi Toledano e Nakache.