Regia: Riccardo Milani. Sceneggiatura: Fabio Bonifacci. Musiche: Andrea Guerra. Costumi: Alberto Moretti. Scenografia: Paola Comencini. Montaggio: Giogiò Franchini. Fotografia: Saverio Guarna.
Interpreti: Claudio Bisio, Kasia Smutniak, Beppe Fiorello, Remo Girone, Omero Antonutti, Massimo Popolizio, Michele Alhaique, Cesare Bocci, Franco Ravera, Gianni Cavina.
Produttore: Nicola Giuliano, Francesca Cima.
Distribuzione: 01 Distribution.
Origine: Italia, 2013. Durata: 103'.
In un piccolo paesino di montagna vive un uomo dal nome impegnativo: Giuseppe Garibaldi, per tutti Peppino. Ama la pesca, la compagnia degli amici, la biblioteca in cui lavora da precario. Certamente è un ottimista, e al figlio che lo accusa d'essere un fallito risponde "Io non so se tutto quel che fai ti torna indietro ma mi piace crederlo". Un giorno, a causa di un pasticcio dei politici, accade una cosa enorme, incredibile, inaudita: Peppino viene eletto per errore Presidente della Repubblica Italiana.
Strappato alla sua vita tranquilla, si trova a ricoprire un ruolo per il quale sa di essere evidentemente inadeguato. Inadeguati sono senza dubbio i suoi modi ma il suo buonsenso e i suoi gesti istintivi risultano incredibilmente efficaci.
Certo il protocollo non è il suo forte. Janis Clementi, inflessibile quanto affascinante vice segretario generale della Presidenza della Repubblica, si affanna inutilmente nel tentativo di disciplinare le imprevedibili iniziative del Presidente. Accade così che la gioiosa follia, l'umanità e la disarmante onestà di Peppino sorprendano le istituzioni in crisi e conquistino il Paese sfiduciato. Ma all'orizzonte già si intravedono complotti, incidenti diplomatici, macchinazioni politiche perché la vita nei palazzi del potere non può essere tranquilla anche se sei solo un bibliotecario con l'hobby della pesca.
A volte capita che nel riso s’insinui una crepa che curva le labbra, a piegare la spensieratezza verso un sapore d’amaro. Così accade durante la visione dell’ultimo lavoro di Riccardo Milani, lo stesso di Una grande famiglia e La guerra degli Antò, addestrato all’arte della regia da Monicelli, visibile al cinema come in tanti titoli televisivi con un marchio italiano che non manca mai di dichiarare. In un clima quanto mai teso, Milani si lancia nel progetto di questo Benvenuto Presidente!, dall’anima limpida abbastanza per rivendicare tutto il diritto di sporcarsi. Il film, infatti, si colloca, inseguendo una linea che sia più o meno strategica, tra il duplice Viva la libertà e il più cinico I 2 soliti Idioti con un “Nongio” quasi fastidioso nel ricalcare le peculiarità del contemporaneo, ritrovandosi a parlare di un’Italia di cui nessuno vuole sentirsi parte eppure, maledettamente, è un’Italia che gli appartiene riconoscendovisi.