Regia: Marco Risi. Sceneggiatura: Marco Risi, Andrea Purgatori, Jim Carrington. Montaggio: Clelio Benevento. Musiche: Franco Piersanti. Costumi: Lina Nerli Taviani. Scenografia: Sonia Peng. Fotografia: Marco Onorato.
Interpreti: Luca Argentero, Claudio Amendola, Shel Shapiro, Eva Herzigova, Pippo Delbono.
Produttore: Angelo Barbagallo .
Distribuzione: 01 Distribution.
Origine: Italia, 2012.
Durata: 90'.
Qualcuno lo ha definito come la faccia nascosta de "La grande bellezza" (2013), in quanto, se nell’acclamato lungometraggio di Paolo Sorrentino abbiamo la Roma piaciona, sonnolenta e pigra della movida vista attraverso i disincantati occhi di un giornalista mastroianniano con il volto di Toni Servillo, nella quattordicesima fatica cinematografica di Marco Risi troviamo Luca Argentero nei panni del detective privato Corso, immerso in una grigia capitale italiana degli intrighi, degli affari sporchi e delle intercettazioni. Capitale italiana in cui indaga sulla morte di un sedicenne, apparentemente avvenuta a causa di un incidente stradale al quale l’uomo non crede, in quanto, lo stesso giorno, viene rinvenuto il cadavere di un ingegnere che avrebbe dovuto dare il via all’appalto per un mega centro commerciale nei pressi dell’aeroporto. E, mentre una castissima Eva Herzigova concede anima e corpo alla madre del ragazzo, ex attrice che, ora legata al potente avvocato Argento alias Pippo Delbono, ha avuto molti anni prima una relazione proprio con Corso, è Claudio Amendola ad incarnare l’ispettore Torre, anch’egli coinvolto nelle indagini su quanto accaduto. Nel corso di un’ora e mezza circa di visione che, comprendente anche l’ottimo Pietro Ragusa di "Si può fare" (2008), il veterano Bebo Storti e apparizioni per il comico Nino Frassica e il musicista Shel Shapiro, sguazza tra intercettatori e fotografi degli scandali; man mano che l’intrigo s’infittisce e, senza dimenticare un pizzico d’indispensabile ironia, ci si avvia verso la rivelazione finale. Non prima di aver tirato in ballo momenti di violenza, tra cui quello che vede Argentero, un po’ come il Viggo Mortensen de "La promessa dell’assassino" (2007) di David Cronenberg, impegnato ad affrontare completamente nudo un tutt’altro che leggero scontro corpo a corpo. Momento che, di sicuro, rappresenta la situazione maggiormente memorabile dell’operazione.