Regia: Chan-wook Park. Sceneggiatura: Ted Foulke. Scenografia: Thérèse DePrez. Montaggio: Nicolas De Toth. Musiche: Clint Mansell, Philippe Glass. Fotografia: Chung-hoon Chung.
Interpreti: Mia Wasikowska, Nicole Kidman, Matthew Goode, Lucas Til, Alden Ehrenreich, Jacki Weaver, Dermot Mulroney.
Produttore: Micheal Costigan.
Distribuzione: Twentieth Century Fox.
Origine: USA, 2012.
Durata: 100'.
Park Chan-wook è uno dei grandi protagonisti del nuovo cinema coreano, conosciuto in Occidente per la trilogia della vendetta e nello specifico per il secondo dei tre (Oldboy), premiato – e idolatrato – a Cannes 2003 da Quentin Tarantino. Proprio di "Oldboy" è in programma un remake a stelle e strisce firmato Spike Lee con Clive Owen e la stessa Mia Wasikowska. Sarà anche nell’ambito di questa trattativa che è maturata la decisione per Park di accettare il progetto "Stoker", una specie di compendio del suo originale cinema di genere caratterizzato da eleganza visiva, violenza, lirismo, umorismo e un certo tocco grottesco.
Ispirato al maestro Hitchcock (di cui il giovane Park, critico duro e puro, era innamorato cotto), "Stoker" è una storia che ricorda "L’ombra del dubbio" (Alfred Hitchcock, 1943) e ne condivide il protagonista: un misterioso zio di nome Charlie. Questo Charlie (Matthew Goode), però, piomba all’improvviso a casa della cognata Evie (Nicole Kidman) e della nipote India (Mia Wasikowska). Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse il diciottesimo compleanno della ragazza e il giorno della morte di suo fratello Richard Stoker.
Il personaggio principale della storia è India, un’adolescente che si potrebbe ottenere mixando apatia, alienazione, dolore, rabbia, ingenuità. A ottenere il cocktail contribuisce lo zio Charlie, pericoloso squilibrato travestito da gentleman. Evie fa da collante ed è irritante quanto basta a farla detestare.
Sembrano aprirsi degli scenari vampireschi e, conoscendo l’attitudine cruenta del regista, ci si prepara a vedere del sangue che però non arriva, se non quando la protagonista brandisce una matita. Episodio che fa trapelare i punti di contatto tra zio e nipote, resisi concreto nella sequenza del pianoforte suonato a quattro mani (il brano, originale è di Philip Glass, ndr).
Una complicità effettivamente ingiustificata, che presto si trasformerà in vendetta.