Regia: Daniele Luchetti. Sceneggiatura: Daniele Luchetti, Stefano Rulli, Sandro Petraglia, Caterina Venturini. Scenografia: Giancarlo Basili . Montaggio: Mirco Garrone . Musiche: Franco Piersanti . Costumi: Maria Rita Barbera . Fotografia: Claudio Collepiccolo.
Interpreti: Kim Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti, Martina Gedeck, Samuel Garofalo, Niccolò Calcagna, Benedetta Buccellato, Pia Engleberth, Angelique Cavallari.
Produttore: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz.
Distribuzione: 01 Distribution.
Origine: Italia, Francia, 2013.
Durata: 106 '.
Nell’estate romana del 1974 la famiglia Marchetti sta vivendo i suoi "anni felici" senza esserne consapevole. Guido, il padre, è un artista che insegue il mito delle avanguardie, dedicando tutti i suoi sforzi al lavoro e trascurando la moglie Serena, che trae la sua linfa vitale dall’amore donatole dai figli Dario e Paolo e, occasionalmente, dal marito. In seguito all’insuccesso di una performance organizzata da Guido a Milano, la donna, stanca di rivestire un ruolo di secondo piano nella quotidianità del marito, accetta di trascorrere una vacanza in Francia con Helke, proprietaria di una galleria d’arte, e con un gruppo di femministe. Qui farà delle esperienze destinate ad avere una ripercussione sull’equilibrio familiare.
Daniele Luchetti, regista e sceneggiatore con Sandro Petraglia, Stefano Rulli e Caterina Venturini, ha dichiarato che il film ha le radici nella sua esperienza autobiografica (evidente nel personaggio del piccolo Dario a cui regalano una cinepresa super 8), arricchita successivamente con episodi del tutto immaginari. E nel ritratto dei Marchetti si percepisce la presenza di una forte componente personale. Il punto di forza del film consiste proprio nel riuscire a rendere con chiarezza e semplicità tutte le dinamiche emotive all’interno del nucleo familiare. Il personaggio meglio costruito è senza dubbio quello di Serena: una donna che vive per amare, spesso esagerando e invadendo gli spazi del marito. "Non ama l’arte ma ama l’artista". E lo ama tanto da perdonargli ogni tradimento, ogni mancanza di rispetto. Il personaggio di Guido, invece, è quello potenzialmente più interessante, soprattutto ai fini di una critica al conformismo degli anticonformisti e ai nuovi sedicenti intellettuali.
Certo, l’ironia è forse il tono prevalente del film, ma se il resto della pellicola trae forza da una certa verosimiglianza di situazioni e caratteri, un protagonista eccessivamente costruito e sopra le righe stride con la direzione in cui si muove il film.
In esso coesistono momenti di intimità familiare e accenni a grandi temi (arte contemporanea, femminismo): le situazioni particolari sono sempre descritte in modo credibile, nonostante i toni da commedia spesso assunti, mentre la critica sociale è portata avanti con eccedente approssimazione e un evidente scarso interesse.
Il brio del film deve molto sia alle prove attoriali di Micaela Ramazzotti, di Kim Rossi Stuart (che, anche se caricaturale e poco controllato, contribuisce a costruire un’atmosfera spensierata) e della tedesca Martina Gedeck, sia alla fotografia di Claudio Collepiccolo, che ci restituisce tutta la vivacità dei colori degli anni ’70.