E' il "graffio dell'anima", colpisce all'improvviso, quasi mai si rimargina. Toglie la voglia di vivere, a volte la vita. La vittima è Giovanni, uomo di successo, una famiglia e molte donne. Poi, in quella vita, entra Sara, sconosciuta affascinante. L'amore e la passione lo travolgono. Fin quando lei non decide che basta, è finita. Il "graffio dell'anima" colpisce, inesorabile, fino alla morte. Ma a volte la morte non basta per mettere a tacere l'amore. E' quel che racconta Per sempre, diretto da Alessandro Di Robilant, protagonisti Giancarlo Giannini e Francesca Neri. Un film che segna il ritorno al grande schermo di Maurizio Costanzo, nella veste di autore del soggetto e co-sceneggiatore, dopo uno stop di 25 anni, da quando cioé firmò la sceneggiatura di Una giornata particolare, per la regia di Ettore Scola.
"Un film psicologico duro" lo definisce Costanzo. Al centro della vicenda, lo stato di depressione nel quale precipita il protagonista, dopo quattro anni di passione per una donna, per la quale ha lasciato la famiglia, la moglie e i figli. Un amore totalizzante e squilibrato. Perché l'oggetto ama, sì, ma senza mai concedersi troppo. Non apre mai al compagno le porte della propria casa. A volte si distacca, e poi ritorna. Dice sempre no alla proposta di un viaggio insieme. E capisce, a un certo punto, che lui vuole un legame stabile, vero, completo. Ma si spaventa, lo abbandona. Poche parole al telefono.
Per Giovanni, il dramma. Uno stato di prostrazione fisica e psicologica. Ricoverato in una clinica specializzata, nonostante le cure di uno psicoterapeuta (l'attore Emilio Solfrizzi) perde rapidamente interesse per la vita, rifiuta il cibo, muore. Sara, fino a quel momento indifferente alla disperazione dell'ex compagno, saputa la notizia cambia atteggiamento. Ha capito che aveva bisogno di lui. Ma è troppo tardi. Però, una rosa bianca sul letto, una presenza nella stanza da bagno, strane tracce nella casa le segnalano che Giovanni è lì, con lei. Forse è solo una proiezione della sua mente, anch'essa, adesso, malata. Ma è quella presenza che lei vuole, perché l'assenza non può sopportarla. Decide che è con lui che vuole stare. Per seguirlo, non resta che una scelta. L'ultima, la più tragica e definitiva.
Una vicenda che potrebbe appartenere alla storia di ciascuno di noi, spiega Maurizio Costanzo, che dice di essere stato ispirato dalla lettura di Un amore di Dino Buzzati e di Per pura ingratitudine di Oreste del Buono. "Quando si vive un forte dolore, si abbassano le difese affettive e poi quelle immunitarie, ci si ammala, si può anche morire". "So che cosa significa, anch'io sono stato graffiato nell'anima - aggiunge Costanzo - un conto è essere graffiati a vent'anni, un conto a sessanta: non si rimargina più".
La protagonista del film, Francesca Neri, ne è convinta: "Un'anima graffiata lo è per sempre. Sara, il mio personaggio, si comporta così non per perfidia, ma perché è anch'essa, evidentemente, graffiata. E' anaffettiva, delusa dagli uomini, non crede nell'amore". "Molte donne sono così, ma - dice l'attrice - gran parte della responsabilità è anche degli uomini, soprattutto quelli della mia generazione". In quanto al gesto finale, "non si può parlare di suicidio - dice Francesca Neri - piuttosto parlerei di un viaggio, quello che lei, con lui, non aveva mai voluto accettare".
Un viaggio verso quella "dimensione altra", l'unica, secondo Costanzo, "nella quale trova ragione d'esistere una storia d'amore impossibile. Credo che ogni donna abbia desiderato, almeno una volta, una storia d'amore che però non poteva essere, se non in un'altra dimensione". "Per questo - conclude - credo che il pubblico ideale di questo film sia quello femminile".
Soggetto: Maurizio Costanzo. Sceneggiatura: Maurizio Costanzo e Laura Sabatino. Fotografia: Maurizio Calvesi. Costumi: Carolina Olcese. Montaggio: Roberto Missiroli. Scenografia: Osvaldo Desideri e Ewa Maria Dejna. Interpreti: Giancarlo Giannini, Francesca Neri, Raffaella D''Avella, Emilio Solfrizzi, Daniela Scarlatti. Italia, 2003.