Regia: Anne Fontaine. Tratto dal romanzo LES GRAND MERES di Doris Lessino premio Nobel per la scrittura 2007. Sceneggiatura: Christopher Hampton. Montaggio: Luc Barnier, Ceinwen Berry. Musiche: Cristophe Gordon. Fotografia: Christophe Beaucarne. Costumi: Joanna Mae Park. Interpreti: Naomi Watts, Robin Wright, Xavier Samuel, James Frecheville, Sarah Henderson. Produttore: Philippe Carcassonne, Andrei Mason. Distribuzione: Warner Bros. Origine: Australia-Francia, 2012. Durata: 100'.
Australia. Roz e Lil sono amiche sin da quando erano bambine. Si sono poi sposate ed hanno avuto due figli, Tom e Ian. Lil è rimasta presto vedova avendo però sempre accanto a sostenerla la famiglia di Roz. I due bambini, col passare degli anni, sono divenuti due splendidi ragazzi. Il marito di Roz si vede offrire un ottimo lavoro a Sidney dove finisce con lo stabilirsi facendo ogni tanto ritorno a casa. Nel frattempo accade qualcosa di molto particolare: Tom e Ian iniziano una relazione l'uno con la madre dell'altro.
Anne Fontaine si è ormai (a buon diritto) costruita una collocazione precisa all'interno del complesso cinema francese. Se François Ozon ama analizzare l'ambiguità e la sottile perversione delle dinamiche sessuali e Christophe Honoré spinge invece il pedale sull'acceleratore dell'eccesso narrativo ed estetico la regista di origini lussemburghesi preferisce portare l'attenzione sulla complessità del sentire e su come il trascorrere del tempo influisca sul coinvolgimento anche sul piano sessuale. Non teme sicuramente di affrontare i tabù e questa volta ha disposizione due attrici belle ed esperte come Naomi Watts e Robin Wright che interagiscono con due giovani promesse del cinema: Xavier Samuel (già visto nel terzo Twilight) e James Frecheville (Animal Kingdom).
Se si è disposti a sorvolare sullo stereotipo dei corpi statuari dei due (sembrano modelli di Dolce e Gabbana) e sul fatto che passano gli anni e i decenni e le due mamme non invecchiano per nulla, si scoprirà di trovarsi di fronte a un film molto più articolato di quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Fontaine immerge i suoi personaggi nella luce del sole e in un paesaggio affascinante ma fa vivere loro quella che essi stessi percepiscono come una trasgressione facendone emergere le pulsioni ma anche le contraddizioni. Nel sottotesto suggerisce poi una non secondaria tensione omosessuale sia tra le due donne (evidenziata in alcuni scambi verbali) sia tra i due figli (si veda ad esempio lo scontro in acqua di cui non viene esplicitata la causa).
Tutto ciò non è finalizzato in maniera banale a complicare la vicenda (alle spalle c'è comunque il racconto "The Grandmothers" di Doris Lessing) ma diviene strettamente funzionale alla costruzione dei personaggi. Sui quali viene poi fatto intervenire lo scorrere degli anni che mira ad evidenziare le apparentemente inevitabili distanze difficili da colmare che vengono a crearsi tra le due generazioni una volta spento (forse) il fuoco della passione.