Regia: Alain Taylor Sceneggiatura: Christopher L Yost, Christopher Markus, Stephen McFeely. Scenografie: Charles Wood. Musica: Brian Tyler. Montaggio: Dan Lebental. Fotografia: Kramer Morgenthau. Costumi: Wendy Partridge.
Interpreti: Chris Hemsworth, Tom Hiddleston, Natalie Portman, Kat Dennings, Ray Stevenson, Zachary Levi, Anthony Hopkins, Stella Skarsgard, Christopher Eccleston, Idris Elba, Chris O’Dowd, Jaimie Alexander.
Produttore: Kevin Feige.
Distribuzione: Walt Disney.
Origine: USA, 2013.
Durata: 113’
Con il fratello Loki imprigionato dopo i fattacci narrati in Avengers e i nove mondi pacificati, Thor nei grandi palazzi di Asgard ha tempo di perdersi appresso alla nostalgia amorosa che da due anni lo separa dall'umana conosciuta nel primo film. Nel frattempo lei, sulla Terra, studiando delle anomalie comparse a Londra viene risucchiata da un portale e contaminata dall'Aether, una forza da millenni nascosta al malvagio Malekith e la sua razza che, proprio per l'unione tra la terrestre e la sostanza, si risveglia.
Determinato a trovare l'Aether e con questo sfruttare l'allineamento dei nove mondi per instaurare un regno d'oscurità, Malekith marcia per annichilire innanzitutto Asgard e poi la Terra.
Con Thor: the dark world parte la "seconda stagione" dei Vendicatori, quella che passerà per il secondo film di Capitan America, I guardiani della galassia e altri fino a giungere a Avengers: Age of Ultron. La serializzazione del cinema di grande incasso compie un nuovo passo in avanti in questo senso e i Marvel Studios dimostrano di ragionare come la casa editrice di fumetti che sono, trattando ogni film come un albo, portando avanti una trama autoconclusiva assieme a una sottotrama più grande che confluirà nel film che riunisce tutti i personaggi, ovvero il "finale di stagione".
Thor ha ora un trattamento a livello degli altri supereroi Marvel, con un film che non si perde nel cercare di elevare la materia che tratta ma che invece ne cavalca la sua componente più facile ed immediata per trovare l'intrattenimento e il divertimento più genuini. Merito di un team creativo che proviene dalla serialità televisiva e molto a suo agio con i personaggi Marvel.
È proprio questa resa al tono e al mood dei fumetti seriali americani di grande tiratura la caratteristica più evidente di questo nuovo film Marvel Studios. Se fino a ieri erano l'Hulk di Ang Lee o Scott Pilgrim vs. the world di Edgar Wright gli esempi più interessanti di fusione tra linguaggio del cinema e dei fumetti, adesso il cinema Marvel sta cercando un altro percorso per questa fusione e non intende farlo passando per montaggio o replica del sistema "a tavole" ma passando per la leggerezza e frivolezza con cui si raccontano apocalissi indicibili e per il rapporto che la storia instaura con lo spettatore. Non è difficile infatti intravedere in Thor: the dark world le fantasie di onnipotenza (vivere la vita reale e risolvere problemi reali con poteri immaginari) che si trovano anche in Spider-Man o negli X-Men (fumetti e film) e che mancavano al film precedente, il segno più evidente di un rinnovato approccio più in linea con il target d'elezione.