Regia: Ridley Scott. Sceneggiatura: Cormac McCarthy. Scenografia: Arthur Max. Montaggio: Pietro Scalia. Fotografia: Dariusz Wolski. Musiche: Daniel Pemberton. Costumi: Janty Yates.
Interpreti: Michael Fassbender, Penelope Cruz, Brad Pitt, Cameron Diaz, Javier Bardem, Rosie Perez, John Leguizamo, Goran Visnjic, Dean Norris, Natalie Dormer.
Produttore: Ridley Scott, Nick Wechsler, Steve Schwartz.
Distribuzione: Twentieth Century Fox.
Origine: USA, 2013.
Durata: 117'.
Storia truce e cinica, desolante inno alla casualità della vita e della morte (o piuttosto al non senso della prima e al fatto che la seconda sia l'unica verità incontrovertibile nell'esistenza dell'uomo), il film di Scott parte da un esile intreccio “gangster” e ci serve una parabola quasi “biblica” sulle conseguenze dell'avidità umana e sull'impossibilità dell'uomo di gestire le curve di un destino che certo non si prende troppo la briga di abbassare il proprio sguardo su di lui. Lui è l'Avvocato, lei è Laura (Penelope Cruz), la donna che ama spassionatamente e che intende sposare. Nulla è in grado di incrinare questo rapporto, o almeno così sembra. L'Avvocato ha tutto: è bello (Michael Fassbender), benestante, vive in una splendida casa e ha conquistato il cuore di una bellissima donna. Il problema è che quest'uomo pensa di entrare – grazie all'intervento dell'eccentrico milionario Reiner (Javier Bardem, dall'abbronzatura e dalla volgarità estetica memorabili) - in un giro di droga procurata da un cartello messicano. Gioco rischioso, come gli ricordano sia Reiner sia un altrettanto eccentrico intermediario dal look texano di nome Westray (Brad Pitt), eppure nessun avvertimento sembra incrinare l'ottimismo del neofita. Quando però il traffico di droga viene “ingolfato”, per così dire, da un colpo di mano non previsto (20 milioni di dollari in polvere bianca rapinati da terzi...), l'Avvocato e chiunque sia a lui collegato si ritrovano in un meccanismo dal quale non posso scampare. Anzi, quando quel meccanismo parte, non c'è proprio nulla che si possa fare per tornare indietro: si devono solo accettare le conseguenze. Il peccato di arroganza del protagonista è proprio quello di voler mettere un piede, pensando di poterne uscire quando vuole, in un mondo che ha precise regole: gli uomini che vivono in quel mondo accettano “filosoficamente” quelle regole e sono pronti a goderne i vantaggi e a pagarne lo scotto. Lui no. E così verrà un giorno che l'Avvocato “faccia d'angelo” - bello e imperfetto come il diamante che lui stesso regala alla sua amata – vedrà i guai esplodergli, attraverso una telefonata, nella linda cucina hi-tech di sua proprietà, dove nulla sembra fuori posto.