Regia: Francesco Patierno. Sceneggiatura: Federico Baccomo, Federico Favot, Francesco Patierno. Montaggio: Renata Salvatore. Fotografia: Maurizio Calvesi. Musica: Santi Pulvirenti. Costumi: Eva Coen. Scenografia: Tonino Zera.
Interpreti: Diego Abatantuono, Claudio Bisio, Margherita Buy, Jennipher Rodriguez, Laura Baldi, Matteo Scalzo, Carlotta Giannone, Carlo Buccirosso, Claudio Bigagli, Raul Cremona.
Produttore: Carlo Macchitella, Alessandro Passatore, Maurizio Totti, Alessandro Usai.
Distribuzione: 01 Distribution.
Origine: Italia, 2013.
Durata: 105’
Umberto Dorloni è un avvocato d'affari nella Milano che si finge impermeabile alla crisi. È un tipo senza scrupoli, pronto a licenziare i "collaboratori" meno produttivi e a fare lo sgambetto ai partner del suo studio legale di grido. Ma il capo non lo stima, la moglie Carla è stanca delle sue disattenzioni, la figlia preadolescente Martina si ribella e il figlio Giacomino simula malori letali. Umberto però resta convinto di far parte della "gente che sta bene", quanto a denaro e a sanità mentale. Dietro la sua parlantina assordante, dietro il suo sguardo sfuggente si intravvede la paura di un uomo che annaspa per rimanere a galla e nascondere a se stesso l'evidenza che la sua vita non è quella che voleva. A scoperchiare il vaso di Pandora è il licenziamento improvviso, che dà inizio ad una serie di mosse da parte di Umberto per recuperare terreno e non cadere vittima della crisi, come tutti.
"Ti piace il nuovo uomo italiano?", gli chiederà il mefistofelico Patrizio Azzesi, l'avvocato più potente di Milano interpretato da Diego Abatantuono. Ed è la domanda che Francesco Patierno pone anche al pubblico: siete fieri di quello che siamo diventati, e di ciò che abbiamo elevato a modello di successo? Claudio Bisio dipinge il suo Umberto come un uomo alla resa dei conti ma infantilmente disposto ad autoconvincersi di essere sulla cresta dell'onda. La sua simpatia innata contribuisce a rendere il personaggio dell'avvocato arrivista ancora più inquietante, perché gli toglie quella punta di perfidia che ci permetterebbe di liquidarlo come "altro da noi".
Ma il regista, come il suo protagonista, è solo apparentemente cinico, il che è evidente sia nel doppio binario su cui si muove Umberto fin dalle prime scene, che nell'integrità filmica con cui Patierno mette in scena la sua storia. .
Le scelte di casting dimostrano ulteriore buon gusto: Abatantuono giganteggia scegliendo una recitazione sotto le righe che contrasta la sua statura (di attore); Margherita Buy lavora sottotraccia nel raccontare un personaggio femminile, la moglie di Umberto, che invece di agire reagisce, fino a quando non può perdonarsi di farlo. A lei, e alle donne, Patierno riserva la speranza, che è quella di un'intera società. La vicenda di Umberto segue la stessa linea etica di Flight nel sottrarre ostacoli esterni alla possibile redenzione del protagonista, e anche questo denota assenza di cinismo, perché conserva una fede autentica nelle risorse interiori degli uomini. Il vero crimine al centro della storia resta il furto di identità, non solo quello che subisce Umberto, ma quello che ha subìto un intero Paese.
La gente che sta bene ha un solo, vistoso difetto, ed è di marketing: viene "venduto" al pubblico come una commedia scanzonata (basta guardare la locandina ammiccante del film), quando invece è una favola nera, con tocchi di comicità extradark e rapide pennellate di ironia.