Regia: Sydney Sibilia.
Sceneggiatura: Valerio Attanasio Scenografia: Alessandro Vannucci. Montaggio: Gianni Vezzosi. Musiche: Andrea Farri. Costumi: Franceschi Vecchi. Fotografia: Vladan Radovic.
Interpreti: Edoardo Leo, Valerio Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Pietro Sermonti .
Produttore: Domenico Procacci, Matteo Rovere.
Distribuzione: 01 Distribution. Origine: Italia 2014. Durata: 105'.
Una delle prime spassose sequenze di Smetto quando voglio mostra un battibecco tra due benzinai impegnati nel turno di notte. La loro scelta di termini linguistici pian piano diventa raffinata e colta fino all'evidenza: d'un tratto i due cominciano a comunicare in latino. Passano pochi minuti e si assiste a un colloquio di lavoro di un ragazzo che tenta in tutti i modi di non rivelare di essere laureato in antropologia, al fine di farsi di assumere presso una concessionaria di automobili. Due brevi sequenze, scritte in maniera impeccabile, che presentano un quadro chiaro della situazione per i trentenni e i quarantenni al tempo della crisi. È in questo modo che il regista Sydney Sibilia rovescia la logica cercando la commedia nella disperazione e creando un rapporto di fiducia con lo spettatore, bilanciato su toni simpatici ma soprattutto su sincerità e onestà. Perfino quando scatena la sua dose di cattiveria.
Dalla prima all'ultima scena questo suo primo film rimane credibile nella scelta di raccontare gli effetti collaterali del disagio che si manifestano un gruppo di disoccupati pronti a sbarcare il lunario superando i limiti della legalità. Un percorso esilarante di sola andata in cui il punto di forza è l'assistere alla trasformazione di questi protagonisti in veri e propri cattivi: da poveri disperati intellettuali a banda di spacciatori di droga in stile Scarface. Siamo davanti a una commedia solida e brillante. Perché Smetto quando voglio si assicura di schivare tutti i meccanismi di buonismo che agguantano il 90% delle commedie nostrane. Forzature da Studio per fare ingerire la pillola del buonumore agli spettatori. Lo scopo di questo film non è in primis il buonumore, piuttosto l'occasione di riflettere sul nostro presente andando oltre la superficie e ottenendo in cambio una sana e forte risata. Questo non implica che il materiale narrativo sia particolarmente originale – i realizzatori hanno apertamente citato Breaking Bad, Ocean's Eleven e perfino il brutto 21 come ispirazione – eppure la qualità rimane sempre e di gran lunga sopra la media. Un esempio di come si può fare commedia in Italia entrando nel ring del mercato dalla porta sul retro, armandosi di tutta la creatività di un gruppo di realizzatori e attori tra i più entusiasti visti negli ultimi anni. Perfino a livello tecnico Sibilia ha l'occasione di mettere in scena un paio di idee interessanti: una su tutti quella memorabile dei titoli di testa che catturano Roma dall'alto.