Regia e sceneggiatura: Francesco Bruni. Scenografia: Roberto De Angelis. Montaggio: Marco Spoletini. Fotografia: Arnaldo Catinari. Musica: Lele Marchitelli. Costumi: Maria Cristina La Parola
Interpreti: Ksenija Rappoport, Fabrizio Gifuni, Lucrezia Guidone, Francesco Bracci, Raffaella Lebboroni, Milena Vukotic, Gianluca Gobbi, Giulia Li Zhu Ye.
Produttore: Beppe Caschetto.
Distribuzione: 01 Distribuzione.
Origine: Italia, 2014.
Durata: 90’
Lara ed Ettore sono stati marito e moglie, e si sono molto amati. Ora sono ex coniugi che hanno polarizzato le differenze all'origine del loro distacco: Lara ingegnere stakanovista e ansiogena, Ettore sedicente artista di nobili natali e voglia di lavorar saltami addosso. A rimetterli costantemente in contatto, nonostante le reciproche divergenze, sono i due figli Emma e Giacomo: lei aspirante attrice occupante del Teatro Valle; lui studente di terza media alle prese con l'esame finale, "incidente scatenante" che favorisce l'ennesimo incontro-scontro fra i genitori.
Alla sua seconda regia, lo sceneggiatore-regista Francesco Bruni raddoppia la posta in gioco, anzi la quadruplica, e se in Scialla! raccontava un rapporto padre-figlio, in Noi 4 si cimenta con le relazioni incrociate fra quattro personaggi: i genitori con i figli, gli ex coniugi fra di loro, i fratelli all'interno del legame paragenitoriale dovuto alla grande differenza d'età fra la maggiore e il "piccolo" di casa. Nell'aumentare il livello di complessità narrativa Bruni dimostra coraggio e il lodevole rifiuto di sedersi sugli allori del successo precedente, ma rivela anche il dislivello fra ciò che conosce benissimo, ovvero la psicologia maschile (ad ogni età), e ciò che conosce meno bene, cioè l'universo femminile, che in Noi 4 appare delineato dall'esterno, soprattutto nel caso del personaggio di Emma.
Ma l'interazione multipla funziona a vari livelli: come motore di una storia interamente character driven e come racconto della metamorfosi identitaria, anche di genere, portata in dote dalla modernità (e dalla crisi economica). Con un occhio vigile e un orecchio attento, soprattutto all'autenticità dei dialoghi, Bruni racconta l'Italia di oggi con leggerezza solo apparente, "buttando via" battute taglienti ed espressioni che evocano un mondo (come i "motivi manicomiabili" di cui Lara nutre la sua ansia) e inserendo immagini sintetiche come la pedalata a vuoto della superdonna abituata a fare strada in salita (la figlia, più avanti, la definirà "un criceto"). La solida esperienza narrativa del Bruni sceneggiatore costruisce una vicenda ricca di echi e di rimandi che fa leva sulle contraddizioni interne ai suoi personaggi più che sugli accadimenti esterni, e racconta una famiglia ristretta invece che allargata, scegliendo di concentrarsi non sulle diramazioni successive di un divorzio doloroso, ma sul vincolo eterno che la nascita dei figli impone (o almeno dovrebbe) ai genitori.