Regia: Anthony Russo, Joe Russo. Sceneggiatura: Christopher Markus, Stephen Mcfeely. Fotografia: Trent Opaloch. Musica: Henry Jackman. Costumi: Judianna Makovsky.
Interpreti: Chris Evans, Samuel L. Jackson, Anthony Mackie, Scarlett Johansson, Sebastian Stan, Frank Grillo, Mary Elizabeth Winstead, Cobie Smulders, Hayley Atwell, Max Meggs.
Produttore: Kevin Feige.
Distribuzione: Walt Disney.
Origine: USA, 2014.
Durata: 124’
A giudicare dal titolo, la prima cosa che si sarebbe potuta pensare è che il lungometraggio in questione fosse una continuazione di “Captain America: Il primo vendicatore” (2011) di Joe Johnston, che ha pensato a rispolverare cinematograficamente, nel terzo millennio, la figura del super-soldato Steve Rogers targato Marvel Comics, già protagonista, tra l’altro, del b-movie “Capitan America” (1990) di Albert Pyun.
Invece, a partire dal fatto che, di nuovo con le fattezze di Chris Evans, lo ritroviamo quasi subito in scena affiancato da Black Widow, ovvero Scarlett Johansson, risulta immediatamente chiaro che gli eventi qui raccontati da Anthony e Joe Russo si svolgano dopo la catastrofe di New York vista in “The Avengers” (2012) di Joss Whedon; tanto più che è un attacco ai danni di Nick Fury alias Samuel L.Jackson a trasportare il supereroe dallo scudo in una rete di intrighi che minaccia di mettere a rischio l’intera umanità.
Attacco che avviene in automobile e che provvede a regalare una delle coinvolgenti situazioni incluse all’interno delle oltre due ore e dieci di visione, destinate a tirare in ballo sia il nuovo alleato Falcon, interpretato dall’Anthony Mackie, che un micidiale nemico conosciuto come il Soldato d’inverno.
Mentre, al di là dell’immancabile cameo strappa-risate di Stan Lee, sono, tra gli altri, la Jenny Agutter di “Un lupo mannaro americano a Londra” (1981) – già presente nel film di Whedon – e Robert Redford ad arricchire il cast di un’operazione che, con due ultime sequenze a sorpresa poste durante e dopo i titoli di coda, rispecchia non poco gli avvincenti, ancora oggi funzionali connotati della celluloide action risalente agli anni Ottanta.
Non a caso, man mano che viene ribadito quanto eternamente alto sia il prezzo della libertà e che bisogna indossare un’uniforme quando si combatte una guerra, è facilissimo avvertire quel certo desiderio di giustizia tipico del machismo reaganiano da schermo nell’assistere alle diverse uccisioni di innocenti, le quali aggiungono un tocco di cattiveria atipico per i sempre più edulcorati cinecomic d’inizio XXI secolo.