Regia: Marc Webb. Sceneggiatura: Alex Kurtzman, Roberto Orci, Jeff Pinkner. Montaggio: Pietro Scalia. Fotografia: Dan Mindel. Musica: Hansi Zimmer. Costumi: Deborah L. Scott. Scenografie: Mark Friedberg.
Interpreti: Andrew Garfield, Emma Stone, Jamie Foxx, Paul Giamatti, Martin Sheen, Sally Field, Shailene Woodley, Dane DeHaan, Campdell Scott, Embeth Davidtz, Colm Feore.
Produttore: Avid Arad, Matt Tolmach.
Distribuzione: Warner Bros.
Origine: USA, 2014.
Durata: 142’
Ormai a suo agio nei panni di supereroe part-time Peter Parker si trova in un empasse con Gwen. Nonostante i tentativi non riesce a stare lontano dalla ragazza di cui è innamorato (e ricambiato) come il padre gli aveva chiesto alla fine del film precedente, e il terrore di vederla partire verso un altro paese per motivi di studio non fa che peggiorare la situazione. Intanto il suo vecchio amico Harry Osborne torna in città per vedere il padre morire e prendere il suo posto a capo della società di famiglia e non solo. Tra i tre ragazzi si inserisce Max Dillon, anonimo impiegato della Oscorp che un incidente dota del potere di controllare l'elettricità e una vita remissiva della devianza mentale giusta per mettere tali capacità al servizio degli scopi peggiori.
Arrivato al secondo episodio lo Spider-man nella versione di Marc Webb comincia a prendere una forma definita. È infatti ora evidente quale sia il suo arco narrativo, ovvero come sia trattato e che evoluzione avrà il personaggio nel corso dei diversi episodi. Non più franchise potenzialmente infinito ma serie limitata in cui iniziare e finire lo sviluppo del personaggio.
Annunciato dalla grafica d'apertura fatta di ingranaggi di un orologio da polso e chiuso tra i veri ingranaggi dell'orologio della torre, Il potere di Electro tiene sottotraccia il tema del tempo, elemento chiave nella storia dell'Uomo Ragno (tra tutti i supereroi quello che più fatica a conciliare la doppia identità, finendo per essere sempre in ritardo su tutto) e qui filtro scelto per guardare l'adolescenza. Tutti e tre i protagonisti giovani infatti parlano, hanno a che fare e gestiscono (o non gestiscono) il tempo. In questo modo Webb cerca di nuovo di spostare l'attenzione dal supereroismo in sè con i problemi che porta verso temi più personali che in anni di sovraesposizione dei supereroi al cinema possono differenziare il suo.
È ovviamente l'amore adolescenziale il più evidente di questi temi e in effetti quando il film si muove in territori familiari al regista sembra guadagnare in respiro. È evidente quindi che la storia tra Peter e Gwen riceva un'attenzione superiore alle normali linee romantiche dei film d'azione, abbia una diversa centralità e una forza non comune, una che fa apparire il resto come un corollario a queste parti e non viceversa. Il molto criticato approccio hipster ai personaggi diventa quindi un punto di forza, attualizzazione di dinamiche eterne portata avanti con abilità e non mero espediente di costume.
Liquidato l'ingombro della narrazione delle origini del personaggio e decisamente più agile nel montaggio delle diverse storie Il potere di Electro appare dunque più riuscito del suo predecessore nell'affrontare la propria reale natura: essere un teen movie. Anche la tematica del tempo che sfugge appare più sensata se vista come un'altra lente attraverso la quale parlare dell'esser giovani, al pari dell'uso poco standard di una colonna sonora peculiare che nei momenti migliori (i due scontri con Electro) si fonde con le immagini mescolando il proprio ruolo con quello degli effetti sonori.