di Joseph Vilsmaier, con Florian Stetter, Andreas Tobias, Karl Markovics
Germania, 2010, 104’
Premio del Pubblico, Premio della Critica al Trento Film Festival 2010
Earth Grand Prix – Special Award al Tokio International Film Festival 2010
Alla fine di giugno del 1970 i fratelli Reinhold (1944) e Günther (1947) Messner, raggiunsero per primi, dopo un'estenuante salita, la vetta del Nanga Parbat (m 8125) dell'Himalaya sul versante Rupal. Nella discesa, Günther sparì, travolto da una valanga. Dopo averne cercato invano il corpo, Reinhold arrivò, dopo 6 giorni, al campo-base (già sgombrato), sfinito, con mani e piedi congelati. Vilsmaier ha fatto una docufiction ricca di temi e di conflitti: un amore fraterno estremo (aspettare le didascalie e i titoli di coda), con due protagonisti approfonditi anche nella psicologia e un flashback sulla loro adolescenza ribelle; i conflitti tra un rigido gioco di squadra e un individualismo imperterrito tra i fratelli e il capo della spedizione che sembra il "cattivo" della storia, ma lo è solo in parte; il tenero rapporto tra i Messner e i loro genitori; la rivalità, più o meno dissimulata, tra i componenti la spedizione; l'agonia di Reinhold nel sottofinale. Insomma, con Reinhold collaboratore, Vilsmaier ha cercato di stedeschizzare il film. Ci è riuscito.