Regia e sceneggiatura: Lukas Moodysson. Scenografia: Linda Janson, Paola Holmer. Montaggio: Michal Leszczylowski. Musiche: Hans Moller. Costumi: Moa Li Lemhagen Sachalin.
Interpreti: Mira Barkhammar, Mira Grosin, Liv LeMoyne, Johan Liuemark, Mattias Wiberg, Jonathan Salomonsson, Alvin Strollo, Anna Rydgren, Peter Eriksson, Charlie Falk, David Dencik, Lena Carlsson, Emrik Ekholm.
Produttore: Lars Jonsson
Distribuzione: Bim.
Origine: Svezia, Danimarca, 2013.
Durata: 102'.
Stoccolma, 1982. Bobo e Klara sono due amiche tredicenni che adorano la musica punk e non hanno nessuna intenzione né di vestirsi né di comportarsi come gli adulti vorrebbero. Scoperta la possibilità di utilizzare uno spazio in cui suonare in una struttura pubblica si inventano una capacità che non hanno e decidono di formare un duo. A loro si aggiungerà Hedvig che, nonostante o forse proprio a causa dell'educazione familiare, è attratta dal loro anticonformismo.
Lukas Moodysson torna ad occuparsi della più complessa fase di vita degli esseri umani: l'adolescenza. Lo fa con la mediazione della graphic novel di sua moglie Coco che è servita da base per la sceneggiatura. Qui sta il pregio ma anche il difetto del film. Partiamo da quest'ultimo. Vi Är Bäst! ha l'andamento narrativo delle strisce o comunque delle pagine o dei brevi capitoli di un fumetto. Si nega volutamente il respiro della narrazione ampia e articolata proponendo invece una serie di episodi nella vita delle tre protagoniste. Questo non impedisce delle caratterizzazioni azzeccate (grazie anche alle tre bravissime interpreti) e la messa in scena di situazioni divertenti. Manca però la dimensione di quelli che restano i film migliori del regista svedese: Fucking Amål-Il coraggio di amare suo film d'esordio e l'intenso Lilja 4-ever. Restano invece intatte l'attenzione e l'amore che Moodysson offre alle sue protagoniste. Di loro comprende lo spirito ribelle, l'indeterminatezza sul piano della sessualità e la difficoltà nel relazionarsi con un mondo degli adulti che fa fatica non solo a capirle ma a comprendere se stesso. Non solo quando si rifugia in relazioni precarie, nella bottiglia o in una religione a cui manca la fede nel prossimo più vicino, cioè le figlie. Anche quando c'è chi cerca un approccio come il padre musicista la stonatura è in agguato. Perché Bobo, Klara ed Hedvig non hanno bisogno di genitori finti coetanei ma di figure a cui poter fare riferimento per poi potersene staccare costruendo la propria personalità. Questo manca alle tre ragazzine le quali però non desistono dal cercare una strada che consenta loro di vivere la loro età come merita. Nonostante tutto.