Le due avventure da cui è tratto il film sono le prime fra quelle uscite dalla penna di Alan Moore e dai disegni di Kevin O’Neill: una specie di freddo sogno ad occhi aperti della letteratura popolare.
20 settimane a Praga, poi Gozo (Malta) e Los Angeles per mettere “su pellicola” la storia più recente del comic eroico: La leggenda degli uomini straordinari porta sullo schermo una storia di Alan Moore (“La vera storia di Jack lo squartatore”). Storicamente situato alla fine del XIX secolo, il comic racconta la storia di un gruppo di eroi messi insieme dall’Intelligence inglese per combattere vari attacchi all’Impero. L’artificio più ingegnoso consiste nel fatto che tutti questi avventurieri sono personaggi tratti dalla fiction popolare dell’epoca. C’è uno stagionato Allan Quatermain (lo stesso de “Le miniere di Re Salomone” di H. Rider Haggard); c’è Mina Harker, née Murray (da “Dracula” di Briam Stoke); c’è l’uomo invisibile di H.G. Wells; il Dott. Henry Jeckill ed il suo alter ego Edward Hyde (quest’ultimo ha le apparenze di un grottesco ippopotamo) di R. L. Stevenson; c’è il capitano Nemo, quello di “Ventimila leghe sotto i mari” di Giulio Verne. A tenere i contatti fra questo gruppo ed il governo britannico è il capo dell’Intelligence, “M” di fleminghiana memoria. Moore e O’Neill usano questi personaggi per dar vita ad una sofisticata versione delle fantasie dei ragazzi (ma non soltanto) come se, ad esempio, si incontrassero Spiderman e Superman. La scrittura del racconto è in uno stile che mischia la formalità della letteratura vittoriana con l’aggressività anche un po’ violenta e sanguinaria dell’attualità. Ad esempio, quando Hyde si scatena lo si può veder strappare letteralmente in due il cattivo di turno o squartarlo; l’Uomo Invisibile fa tesoro delle libertà sessuali di chi non lo può vedere a scopo ricattatorio; quando Capitan Nemo riceve la prima volta Mina Harker sul Nautilus, la accoglie con queste parole: “Se devo avere donne sulla mia nave, è preferibile che siano vive”, e della folla egiziana che la rincorre, “plebaglia maomettana, please, levatemela di torno”, dopo averne impalato i componenti con un fucile subacqueo automatico. Purtuttavia per questi eroi il vero affare è il cricket… In ogni caso The League of Extraordinary Gentlemen non è un comic qualunque! Ciò che troviamo è un perfetto omaggio alle grandi storie di avventura del passato con una spruzzata di dark che solo uno scrittore come Alan Moore (“From Hell”) poteva immaginare. Originalmente concepito come serie di sei pubblicazioni, finora ha visto anche due edizioni in brossura delle collezioni, con copertine bellissime. Gli stessi disegni sono magnifici! Il materiale iconografico di Kevin O’Neill può non essere per tutti i gusti, ma esalta le polpose sensazioni della serie e trasmette l’intera gamma delle emozioni dei personaggi con un tratto sorprendentemente bello e dettagliato. Gli sfondi e le scene di massa sono, altresì, piene di allusioni che vanno da “Limehouse Nights” a “Oliver Twist”, e sono abbastanza oscure. Un’oscurità che spinge il lettore a frequentare gli ormai numerosi siti (ufficiali e non) in Internet. In ogni caso questo comic non è proprio per… bambini. Occasionalmente, infatti, si toccano argomenti riservati agli adulti. Se, però, non si è un aficionado dei comic, basta essere uno skerlockholmesiano o un appassionato dei mondi fantastici di Philip Josè Farmer per innamorarsene immediatamente.
Sceneggiatura: James Robinson. Fotografia: Dan Laustsen. Scenografia: Carol Spier. Musiche: Trevor Jones. Costumi: Jacqueline West. Interpreti: Sean Connery, Jason Flemyng, Shane West, Peta Wilson, Stuart Townsend. Stati Uniti-Germania. 2003.