Regia: Laurent Cantel. Titolo originale: Retour à Ithaque. Fotografia: Diego Dussel. Montaggio: Robin Campillo.Sceneggiatura: Leonardo Padura, Laurent Cantel. Interpreti: Isabel Santos, Jorge Perngorria, Fernando Hechevarna, Nèstor Jimènez. Produttori: Lurent Baudens, Dictar Domehn. Distribuzione: Lucky Red. Origine: Francia, 2014. Durata: 90'
Cinque amici sulla cinquantina si ritrovano su di un terrazzo che domina la città di Cuba. L'occasione dell'incontro dopo tanti anni di distanza è rappresentato dal ritorno di uno di loro, Armando, dopo quindici anni di esilio. Bevono, ridono, parlano, litigano, ballano, piangono, si abbracciano, fumano, guardano l'orizzonte, sentono la musica dei bei tempi... vivono la libertà di essere di nuovo insieme.
Laurent Cantet è un regista altrettanto libero e curioso, capace di muoversi sull'asse delle emozioni in una geografia politica e cinematografica che lui stesso disegna di film in film. Il regista Palma d'Oro con La Classe (nell'anno di Gomorra e de Il Divo) ha sempre avuto un'attrazione per questa parte del mondo e il suo cinema si è fermato da quelle parti sia con il lungometraggio Verso Sud sia in Sette giorni all'Avana, episodio di Fuentes. Proprio sul set di ques'ultimo lavoro - uno dei più belli della serie - Cantet ha incontrato Leonardo Padura con il quale è venuta l'idea di scrivere un film come questo. Il film è stato scritto a quattro mani con il romanziere cubano Padura che in questo modo è tornato, attraverso il linguaggio cinematografico, a raccontare il tema che definisce il suo lavoro: il posto che occupa la sua generazione nella recente storia cubana e le vicissitudini che hanno influenzato il destino individuale e collettivo di quei giovani.
L'elegia delle cose cubane, del "sud" del mondo, raggiunge qui il picco e ancora una volta senza alcun cliché, ricorrendo a un dispositivo davvero classico, da Grande freddo: una terrazza cubana (alla Scola) dove tutto accade in un'unità di tempo e di spazio che lascia il posto alle interpretazione degli attori e soprattutto alla storia di cui sono portatori in quella che potrebbe anche essere una pièce teatrale. La terrazza è una "azotèa" ovvero una parcella privata - come ha spiegato Cantet - ricavata da una grande terrazza condominiale, una cosa tipica a Cuba. L'idea era dunque quella di raccontare l'isola attraverso le parole, e le esperienze, di chi la Revolucion l'ha vissuta rimanendo sull'isola e di chi invece se n'è andato. Non bisogna però pensare a un film nostalgico, rivolto al passato tra ricordi, accuse e recriminazioni. Nel dialogo diretto e stringente tra i rimasti e l'esiliato la Cuba di oggi fa capolino e non è solo lo sfondo romantico alla terrazza del loro inverno; anzi le critiche al regime sono dirette e pesanti, e nonostante ciò il film non ha subito censure.
Cantet riesce con il suo fare cinema a raccontare un pezzo bello di storia cubana e lo fa con l'aiuto di cinque attori straordinari.