Regia: Peter Jackson. Sceneggiatura: Peter Jackson, Fran Walsh. Montaggio: Jabez Olssen. Fotografia: Andrew Lesnie. Musica: Howard Shore. Costumi: Ann Maskrey. Scenografia: Dan Hennah.
Interpreti: Benedict Cumberbatch, Elijah Wood, Richard Armitage, Cate Blanchett, Martin Freeman, Ian McKellen, Evangeline Lilly, Orlando Bloom, Luke Evans, Christopher Lee, Ian Holm, Billy Connolly, Hugo Weaving, Andy Serkis.
Produttore: Peter Jackson, Fran Walsh.
Distribuzione: Warner Bros.
Origine: USA, Nuova Zelanda, 2014.
Durata: 144’
Smaug ha deciso di scatenarsi dando fuoco a Pontelagolungo e ai suoi abitanti. Mentre i nani, inermi, guardano la scena dalla montagna, in un delirio di fughe disperate solo Bard decide di combattere il drago riuscendo in extremis a penetrare l'unico punto scoperto della sua dura scorza con una sola grande freccia. Sconfitta la creatura si apre uno scenario ancora più truce: la montagna è libera e il tesoro dei nani incustodito, la notizia si sparge in fretta e, vista la bramosia di Thorin nel tenere l'oro per sè, alle porte si prepara un conflitto tra l'esercito degli elfi e degli uomini (desiderosi di vedere rispettata la promessa fattagli dal nano ora "re sotto la montagna"), quello dei nani accorsi a difendere il loro simile e il grande nemico di Thorin, desideroso d'oro e vendetta. In mezzo a tutto ciò Bilbo ha rubato la bramata Arkengemma e deve decidere che farne.
Parte con un enjambement narrativo il terzo ed ultimo capitolo di Lo Hobbit, riprendendo per una breve introduzione (finita prima ancora della comparsa del titolo) gli eventi durante i quali Peter Jackson era andato a capo al termine del capitolo precedente, ovvero la furia del drago Smaug. È una delle trovate di adattamento più efficaci del film, gli dona da subito un ritmo sincopato e conferma la forte unità narrativa che questa serie di tre film vuole avere.
Dopo che per 5 film abbiamo visto diversi re all'opera e diversi umani sudare per guadagnare il proprio ritorno a quella carica (Aragorn prima e Bard qui), ora Peter Jackson vuole mettere sotto i riflettori proprio i conflitti di re e condottieri (veri protagonisti della storia), divisi tra chi insegue ossessioni personali e chi pensa al benessere del proprio popolo.