Regia: Paolo Genovese. Sceneggiatura: Paolo Genovese, Gualtiero Rosella, Pietro Calderoni. Montaggio: Consuelo Catucci. Fotografia: Fabrizio Lucci. Musica: Maurizio Filardo. Costumi: Alessandro Lai. Scenografia: Chiara Balducci.
Interpreti: Raoul Bova, Liz Solari, Sergio Rubini, Sabrina Impacciatore, Neri Marcorè, Giulia Michelini, Rolando Ravello, Paolo Sassanelli, Pietro Sermonti, Emilio Solfrizzi, Nino Frassica, Dino Abbrescia.
Produttore: Pepito Produzioni.
Distribuzione: 01 Distribution.
Origine: Italia, 2015.
Durata: 119’
Di commedie sentimentali di buona fattura se ne vedono poche in Italia. Solitamente a funzionare di più sono le commedie a sfondo sociale, familiare o dalla cifra puramente comica. Ironia e romanticismo spesso cozzano nel nostro cinema, non trovando quasi mai un amalgama di qualità. Il regista che probabilmente negli ultimi anni si è reso il miglior interprete di questo genere è senza dubbio Paolo Genovese, che da Immaturi in poi ci ha regalato delle ottime commedie corali dal tocco sentimentale più che marcato. Con il suo ritorno dietro la macchina da presa, quest’ultimo è addirittura predominante e mette in secondo piano l’elemento comico. Sei mai stata sulla luna? segna una virata netta verso il romanticismo per Genovese che, dopo Tutta colpa di Freud dove i sentimenti andavano di pari passo con psicanalisi e analisi delle dinamiche familiari, mette da parte ogni discorso secondario e costruisce l’intero film sull’amore. Via ogni pizzico di amarezza, via ogni genere di venatura sociale: la nuova fatica dell’ex “compare” di Luca Miniero è una vera e propria favola moderna dove regnano speranza, ottimismo e lieto fine, dove i sogni diventano realizzabili e dove anche i personaggi cinici e di cattivo gusto in fondo hanno un’anima.
Sei mai stata sulla luna? racconta la storia di Guia, giovane giornalista di moda in carriera, che eredita una masseria nella campagna pugliese e che si ritrova a gestirla prima di riuscire a venderla, innamorandosi di Renzo, contadino che lavora presso la sua proprietà. Questa è solo l’asse centrale del racconto. Ma attorno ad essa si muovono infatti una decina di figure che diramano la narrazione. Ed in questo – è giusto dirlo - Genovese ha lo smalto di sempre, la coralità rimane il suo punto di forza: riesce a dare a tutti i personaggi un percorso e una chiara funzione narrativa, non se ne perde mai nessuno per strada e maneggia la materia narrativa con il giusto equilibrio tra i tanti ingredienti.
Di momenti che rimangono ce ne sono – dai duetti Sergio Rubini-Emilio Solfrizzi alle ironiche entrate in scena di Pietro Sermonti -, la storia d’amore tra Raoul Bova e la bella Liz Solari funziona ai fini dell’atmosfera romantica, il film risulta comunque godibile.