Regia e sceneggiatura: Richard Glatzer, Wash Westmoreland. Fotografia: Denis Lenoir. Montaggio: Nicolas Chaudeurge. Musica: Ilan Eshkeri. Scenografia: Tomaso Ortino. Costumi: Stacey Battat.
Interpreti: Julianne Moore, Kristen Stewart, Kate Bosworth, Victoria Cartagena, Alec Baldwin, Hunter Parrish, Erin Darke, Shane McRae.
Produttore: Lex Lutzus, James Brown.
Distribuzione: Good Films. Origine: USA, 2014.
Durata: 99'
Alice Howland (Julianne Moore) è una brillante professoressa di linguistica e insegna tale materia alla Columbia University di New York, felicemente sposata e con tre figli grandi che si stanno facendo strada nel mondo del lavoro così come nella vita. Un giorno si accorge che la sua memoria non è più quella di un tempo, inizia a dimenticare i vocaboli durante una conferenza basata sulla capacità di memorizzare e utilizzare le parole dei bambini tra i 18 mesi e i due anni. Un giorno, per giunta, si ritrova persa, mentre fa jogging come al solito, seguendo lo stesso itinerario di sempre. Preoccupata si rivolge ad uno specialista ed ecco la rivelazione. Alice è affetta da una forma precoce di Alzheimer, che per giunta nel suo caso è ereditario per cui non solo le è stato trasmesso da uno dei genitori, probabilmente dal padre alcolista, ma al tempo stesso lei può averlo passato ai figli, Tom (Hunter Parrish), Anna (Kate Bosworth) e Lydia (Kristen Stewart), che potrebbero sia essere soggetti recessivi sia subire la sua stessa sorte.
Ha solo 50 anni, ma la sua sorte è segnata. Inizia una estenuante, dura e impossibile lotta contro questo male silenzioso. All’inizio cerca, utilizzando la tecnologia, di affrontarla, ma ben presto la malattia la porta a dover lasciare l’insegnamento. Improvvisamente ciò che era chiaro e certo diventa sfocato, improvvisamente diviene impossibile trovare la porta del bagno nella casa che si abita da una vita. Confusa e spaventata si reca in un centro dove sono ricoverati diversi malati di Alzheimer ed è lì che decide di realizzare un piano B. Rifiutandosi di farsi sopraffare, prende orgogliosamente in mano la situazione e si organizza scrivendo diverse domande sul cellulare cui rispondere ogni giorno e realizza un video esortando la se stessa futura e porre fine alla propria sofferenza e a quella dei suoi cari. In breve tempo la situazione peggiora alternando momenti di lucidità a momenti di confusione e a nulla valgono le preghiere rivolte al marito John (Alec Baldwin) di prendersi un anno sabbatico dal lavoro per stare con lei. Pur avendole assicurato all’inizio che le sarebbe stato vicino il suo compagno rifiuta di lasciare il lavoro, tanto più che ha ricevuto una buona offerta. Alice non può fare altro che attendere l’inesorabile, non riesce nemmeno a portare a termine il suo piano B.
E’ un’opera sublime, interpretata magnificamente, che riesce a commuovere e coinvolgere lo spettatore, non vi sono battute di arresto, non vi sono cambiamenti repentini, non cade nell’accademico e didascalico, non sfocia nel patetico né nel melodrammatico. Ciò che colpisce è la delicatezza, l’atmosfera di intimità capace di descrivere questo scivolare verso l’abisso. Analizza però con occhi attenti la malattia e le sue ricadute sociali.