Regia: Mario Sesti. Sceneggiatura: Massimiliano De Carolis. Montaggio: Claudio D’Elia. Fotografia: Pablo Irrera. Musiche: Teho Teardo.
Attori: Marco Alemanno, Charles Aznavour, Piera Degli Esposti, Paolo Nutini, John Turturro, Paolo e Vittorio Taviani, Enzo Bianchi, Isabella Rossellini, Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Renzo Arbore.
Produttore: Erma Production.
Distribuzione: I Wonders Pictures.
Origine: Italia, 2014.
Durata: 86’
Attraverso la musica di Lucio ciascuno di noi potrebbe fare una piccola autobiografia: quando ha fatto la maturità, quando s'è innamorato, quando ha avuto i figli, quando ha trovato lavoro.... Anche per questo se ne sente la mancanza, ed è la ragione per cui si intitola Senza Lucio il documentario, regia di Mario Sesti, scritto con Massimiliano De Carolis. Un film che racconta Dalla attraverso gli occhi di Marco Alemanno, la persona che più gli è stata vicina negli ultimi quindici anni. Ci sono però anche le voci di chi ha collaborato con Dalla e lo ha conosciuto bene, da Charles Aznavour a Paolo Nutini, da John Turturro ai fratelli Taviani, e ancora Isabella Rossellini, il teologo Enzo Bianchi, gli artisti Luigi Ontani e Mimmo Paladino e artisti-amici, Arbore e Stefano Di Battista - per citarne solo alcuni - e i Marta sui Tubi che nel corso del film eseguono alcune delle canzoni di Lucio.
Dice il regista: l'idea del film è semplice. Parlare di quanto ci manca una persona, di quanto pesa la sua assenza; è stato scelto Alemanno perché è il narratore giusto per dirci quello che non possiamo sapere perché non abbiamo visto. Fare un film su Lucio Dalla in cui ci fosse lui che cantava ci sembrava inutile, quella parte la conosciamo bene, ce l'abbiamo a casa. Il movimento che vorremmo fare con lo spettatore è condividere con lui questa sensazione di perdita, una sensazione di dolce rammarico, qualcosa di luttuoso ma tenero, profondo.
Il film è anche una "mappa dei luoghi" del mondo di Dalla, quei paesi in cui si sentiva felice e che alimentavano la sua curiosità, creatività, da Bologna alla Puglia di Manfredonia e delle Tremiti, la Sicilia, l'Etna, Milo. Luoghi che scopriamo attraverso foto inedite e private che Alemanno ha scattato a centinaia. Ma è soprattutto il racconto più intimo che fa scoprire il Lucio che non tutti hanno conosciuto, che cosa pensava di se stesso, del suo talento, del suo successo.
Qual è allora la cosa che di più manca, di Dalla, a chi l'ha conosciuto? "Era una persona con cui si riusciva a stare con grande semplicità e serenità; questo nel film lo racconta bene Piera Degli Esposti che lo conobbe insieme a suo fratello fra i banchi delle elementari e lì nacque un legame che non si interruppe mai. Era una specie di dispensatore naturale di felicità, credo che questo sia un aspetto forte. E poi - continua il regista - c'è anche una dose esorbitante di talento, sapeva scrivere benissimo, suonava anche musica che non era quella che l'ha reso famoso, aveva una sensibilità artistica particolare, a un certo punto della sua vita ha anche gestito una galleria... Una delle linee di ricerca del documentario era proprio quella di uscire dal rettangolo della musica italiana, per quanto autorevole, ma del quale tutti quelli che hanno lavorato con lui hanno parlato abbondantemente. Volevamo piuttosto evidenziare come questo talento avesse la caratteristica, inconsueta, di rifluire in campi non sempre frequentati dai cantautori