Regia: Nanni Moretti. Sceneggiatura: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Valia Santella. Montaggio: Clelio Benevento. Fotografia: Arnaldo Catinari. Costumi: Valentina Taviani. Scenografia: Paola Bizzarri.Interpreti: Margherita Buy, Nanni Moretti, John Turturro, Giulia Lazzarini, Pietro Ragusa, Beatrice Mancini.
Produttore: Nanni Moretti, Domenico Procacci.
Distribuzione: 01 Distribution.
Origine: Italia, Francia, Germania, 2014.
Il titolo dà un’idea precisa di quello che vedremo ma, come al solito con Moretti, c’è molto di più. Si parla di inadeguatezza e di disagio di fronte a tutto quello che la vita può riservare, che sia una madre malata in ospedale, il lavoro, il rapporto con gli altri, familiari, amici, colleghi e collaboratori, o anche solo una lavatrice che allaga la casa. Tutto questo trattato con l’intelligenza e l’onestà, la misura e la coerenza, la semplicità e la complessità per cui non smetteremo mai di apprezzare il modo unico di fare cinema di Nanni Moretti. Margherita Buy interpreta Margherita, una regista in cui si può facilmente individuare una proiezione al femminile dello stesso Moretti. La incontriamo in un momento faticoso della sua vita. Alterna il lavoro sul set di un film ambientato in una fabbrica occupata (di un film “positivo, pieno di energia” che non potrebbe essere più lontano da un film di Moretti) alle visite in ospedale alla madre Ada (Giulia Lazzarini), gravemente malata. Intorno a lei il fratello Giovanni (Nanni Moretti) che agli occhi di Margherita sembra molto meno inadeguato, almeno nell’assistere la madre, e la figlia Livia (Beatrice Mancini) che zoppica in latino e che avrebbe preferito fare il liceo linguistico invece del classico.
L’interpretazione di Margherita Buy è forse la migliore della sua carriera. Ideale per restituire tutte le sfumature emotive e intime messe insieme dalla sceneggiatura. Si coglie anche il sottile divertimento che l’attrice ha confessato nel vestire i panni del regista (nel poter urlare contro gli attori). Le scene sul set sono quelle in cui si ride (l’ironia sul mondo del cinema non è mai mancata nei film di Moretti) anche grazie all’arrivo sul set di un istrionico attore straniero, Barry (interpretato da John Turturro perfettamente a suo agio nel gioco dell’attore che interpreta l’attore).
Ma Mia madre è pieno di momenti commoventi, quando si allontana dal mondo del cinema e si avvicina alla realtà, all’intimità di due fratelli che stanno perdendo la madre. E in quei momenti Margherita e Giovanni diventano tutti noi. Ada, professoressa di latino in pensione svanisce lentamente, lasciando dietro di sé una traccia di calma e di dolcezza. Ma i figli, i nipoti, gli ex alunni e anche i suoi libri ora dovranno vedersela da soli. E Moretti, giustamente, non indica nessuna particolare e possibile consolazione.
Margherita Buy, nelle parole di Nanni Moretti, si è caricata il film sulle spalle. E il risultato è eccezionale. E Moretti? Nel ruolo di Giovanni, fratello calmo e solido (anche se pure lui vacilla), discreto ma presente, sembra un punto di riferimento importante per la affannata Margherita. È un altro aspetto della sfaccettata figura dell’autore, una sorta di voce della sua coscienza? È una figura ideale, quella che tutte le persone sperano di avere accanto o quella a cui bisognerebbe aspirare? O magari ne accoglie in sé più di una? Di sicuro per Margherita, senza Giovanni, sarebbe ancora più dura.
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