Regia: Giorgia Farina. Sceneggiatura: Giorgia Farina, Federica Pontremoli. Montaggio: Esmeralda Calabria. Fotografia: Maurizio Calvesi. Musica: Andrea Farri. Scenografia: Tonino Zera. Costumi: Maria Rita Barbera.
Interpreti: Micaela Ramazzotti, Pamela Villoresi, Elena Sofia Ricci, Adriano Giannini, Milena Vukotic, Libero De Rienzo, Monica Nappo, Bebo Storti, Maddalena Crippa.
Produttore: Angelo Barbagallo.
Distribuzione: 01 Distribuzion.
Origine: Italia, 2014.
Anita (Micaela Ramazzotti) è una giovane single in carriera che ha sacrificato interamente la sfera affettiva sull'altare del successo professionale.
Inflessibile manager in un'azienda che sta per distribuire sul mercato un miracoloso prodotto per il dimagrimento chiamato Slim Slam, la donna scopre di essere incinta lo stesso giorno in cui ottiene la promozione per cui ha tanto lavorato e, da quel momento in poi, tutto il suo mondo va in pezzi.
Intanto perché il figlio è di Paride (Adriano Giannini) che, oltre ad essere un suo superiore, è anche sposato.
Come se non bastasse, di punto in bianco, si ritrova anche senza lavoro.
E' la goccia che fa traboccare il vaso.
Indecisa tra l'ipotesi di una causa di lavoro e la possibilità di un'interruzione di gravidanza, Anita opta per una forma di vendetta più lenta e, con il solo aiuto del timido travet Biagio (Libero De Rienzo), escogita un piano per rovinare la vita di Paride.
Giorgia Farina, già autrice del gradevole Amiche da morire di un paio di anni fa, prova a sparigliare le carte di un buonismo che troppo spesso appare come la vera conditio sine qua non di quasi tutte le commedie italiane di ultima generazione.
Lo fa con uno script assai ritmato che abbandona quasi da subito qualunque pretesa di aderenza al reale per puntare invece più sulla ricerca di un paradosso che se, da un lato, attenua il naturale processo di immedesimazione con i personaggi, dall'altro però garantisce non poche risate.
Ecco, il primo vero merito di Ho ucciso Napoleone è proprio quello di far ridere, e in anni di sorrisi a denti stretti - spesso strettissimi - e di un Raoul Bova piazzato praticamente ovunque (anche nei panni molto poco verosimili di un contadino pugliese nel recente Sei mai stata sulla luna?) non è affatto poco.
Nulla di trascendentale, per carità, ma la sottile patina di scorrettezza che percorre il film lungo tutta la sua durata suggerisce che qualcosa, seppure molto lentamente, sembri muoversi nello statico panorama del cinema leggero nostrano.
Sono diverse le intuizioni felici della Farina, a partire dalla scelta di Micaela Ramazzotti per un ruolo piuttosto lontano da quelli di ragazza semplice e di cuore in cui, negli ultimi anni, ha seriamente rischiato di restare ingabbiata e che l'attrice affronta con insospettata misura e garbo.
Immediatamente dietro di lei un cast eterogeneo che, a partire dalla piacevole riscoperta della vis comica di Iaia Forte, arriva fino all'eccellenza rappresentata dalla prova di Libero De Rienzo, l'attore forse più talentuoso e sottoutilizzato del cinema italiano, anch'egli alle prese con un personaggio apparentemente poco vicino alle sue corde abituali.
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