Sceneggiatura: Sandra Nettelbeck. Fotografia: Michael Bertl. Musiche: Keith Jarret, Arvo P¬ rt e David Darlin. Scenografia: Thomas Freudenthal. Costumi: Bettina Helmi. Interpreti: Martina Gedeck, Sergio Castellito, Maxime Foerste, Sibylle Canonica e Katja Studt. Distribuzione: Mikado. Origine: Italia - Germania - Austria - Svizzera, 2001. Durata: 105'.
Una commedia tenera e insieme malinconica, fresca e divertente, assai poco tedesca nel clima e nell'atmosfera, nonostante l'ambientazione decisamente invernale, anche perché ravvivata da alcune presenze italiane, a cominciare da un sempre bravissimo Sergio Castellitto, e da una serie di omaggi e nostalgie nei confronti del nostro paese, che si esprimono principalmente attraverso il cibo e la musica: spaghetti e parmigiano, canzoni di Modugno, Dalla e Conte.
Al centro del racconto Martha, apprezzata cuoca in un elegante ristorante di Amburgo. Tutta la vita di Martha ruota attorno al suo lavoro: single, apparentemente incapace di provare affetti e sentimenti, la giovane donna sembra esprimersi esclusivamente attraverso le sue ricette, al punto che il cibo è al centro delle sue conversazioni anche con lo psicanalista. La sua esistenza un po' grigia e monotona viene sconvolta da una tragedia familiare: sua sorella Christin, mamma single, muore in un incidente automobilistico e Martha, del tutto impreparata, deve prendersi cura della nipotina Lina, una bambina di otto anni.
Sconvolta dal dolore, Lina si chiude in un ostinato mutismo e mostra ostilità e risentimento nei confronti della zia. Lina vorrebbe raggiungere il padre che non ha mai conosciuto, un italiano, che forse ignora perfino l'esistenza della bambina. Martha si dà un gran da fare per cercare di lenire il dolore di Lina, ma senza risultati. Chi invece riesce a far sorridere la bambina è Mario, un solare cuoco italiano, nel frattempo assunto dal ristorante, proprio per alleggerire gli impegni professionali di Martha. L'apparizione di Mario, che dopo aver conquistato Lina, conquista anche Martha, all'inizio del tutto ostile nei suoi confronti, rende la vicenda, nonostante un paio di colpi di scena, prevedibile negli sviluppi e negli esiti, e, tuttavia, il divertimento è assicurato.
Ricette d'amore è il classico esempio di film medio, ovvero basato su una sceneggiatura ben strutturata, caratterizzata da dialoghi credibili e ricca di molte battute in stile culinario, messo in scena con professionalità. La caratteristica migliore del film è nel senso della misura: una storia del genere si sarebbe prestata ad eccessi di volta in volta drammatici, patetici, sentimentali. Invece Ricette d'amore racconta il dolore attraverso il silenzio, l'affetto attraverso gli sguardi, il rapporto adulti - bambini senza retorica, risultando sufficientemente coinvolgente. Per il nostro pubblico c'è da cogliere anche qualche ulteriore motivo di riflessione, perché Ricette d'amore è una sorta di cartina di tornasole utile a scoprire come si immaginano gli italiani all'estero. Nonostante l'Europa unita e la globalizzazione, sembra resistere lo stereotipo dell'italiano simpatico, canterino, poco affidabile, in particolare circa la puntualità, ma decisamente generoso, geniale e creativo.
Tutto sommato, all'estero ci promuovono.
(Franco Montini)