Regia: Nabil Ayouch. Montaggio: Damien Keyeux. Fotografia: Virginie Surdej. Interpreti: Loubna Abidar, Abdeliah Didane, Sara Eihamdi Elalaqui, Halima Karaouane, Asmaa Lazrak. Produttore: Nabil Ayouch, Eric Poulet. Distribuzione: Les Films. Origine: Marocco, Francia, 2015.
Presentato alla Quinzaine Cannes 2015.
Sono crudi i primi dialoghi che sentiamo in Much Loved del marocchino Nabil Ayouch, una produzione della società parigina Les Films du Nouveau Monde che fa parte del programma della Quinzaine des Réalisateurs del Festival de Cannes, nell'auto che porta Noha, Randa, Soukaina e Hlima, quattro prostitute di Marrakech, alla festa di compleanno di uno sceicco saudita. Tuttavia hanno la fortuna di non dover stare sul marciapiede, di non essere delle "puttane obsolete", che si vendono a chi possono. Hanno un autista che veglia cortesemente su di loro, e sembrano anche divertirsi, partecipando con piacere a questa festa perenne, piena di musica e di danze, per la quale si bardano ogni notte.Ma non lasciamoci ingannare: i dettagli della loro professione sono sordidi - e il film non ne nasconde nessuno, per consegnarci un quadro completo di questo gruppetto di prostitute che non hanno più alcun pudore, nelle loro parole come nei loro gesti - e le nostre quattro eroine sperano sempre di riuscire ad evitare certe azioni, pur accettando le regole della loro professione. Si vendono onestamente : ascoltano sorridendo chi legge loro una poesia, miagolano come un gattino su richiesta, insomma soddisfano tutte le richieste, anche le più squallide, purché i clienti rispettino i termini del contratto. Senza fare dei "Romanzi" alla Moravia, c'è della generosità nel loro modo di prendere parte al gioco, e grande lucidità, e questo è ciò che le rende dignitose, e permette loro persino di decidere da sole le regole di tale gioco, finché possono...Perché anche prendendo tutte le precauzioni, e rispettando il protocollo, la natura stessa del mestiere non permette loro di controllarlo sempre, e tutte dovranno, prima o poi, pagarne le conseguenze.
Durante il film, mentre viviamo in mezzo a loro e condividiamo tutta la loro intimità, dal dolore alle risate, Ayouch riesce abilmente a descrivere con tenerezza questo confine labile tra l'indipendenza e l'alienazione di queste donne piene di vitalità, e il misto di pietà e rispetto che ispirano - soprattutto perché, nella società in cui vivono, hanno quasi un ruolo di donne emancipate. Tutte queste impressioni insieme formano un quadro senza fronzoli, ma tenero e dignitoso, perché di queste quattro donne pungenti e commoventi - ed anche sagge, in un certo senso, per tutto quello che hanno vissuto e visto - ne ammiriamo ben presto la forza, e iniziamo ad amarle. Se non altro, perché riescono anche a strapparci una sana risata.
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