Regia: Yorgos Lanthimos. Montaggio: Yorgos Mauropsaridis. Fotografia: Thimios Bakatakis. Scenografia: Jacqueline Abrahams. Interpreti: Colin Farrell, RACHEL Weisz, Léa Seydoux, Ben Whishaw, John C. Reilly, Olivia Colman. Produttore: Ceci Dempsey, Ed Guiney. Distribuzione: Good Films. Origine: Grecia, Regno Unito, Olanda, Francia, 2015.
In una struttura alberghiera moglie e marito organizzano dei soggiorni durante i quali i partecipanti sono tenuti a trovare la propria anima gemella. Yorgos Lanthimos sceglie come ambiente privilegiato la distopia; niente di futuristico però, tanto che si potrebbe benissimo dire che The Lobster sia ambientato ai giorni nostri. D’altro canto del nostro tempo parla, soffermandosi proprio sulla schizofrenia che coltiva disperatamente la nostra epoca riguardo a concetti come legame, relazione e solitudine. Un discorso che senz’altro parte dalla testa, cavalcando metafore più o meno immediate, generalmente attingendo al surreale.
Come surreale è senz’altro questa stravagante storia di un gruppo di persone consenzienti nel farsi trattare da prigionieri per essere (ri)educati alla vita di coppia. Anche se in realtà la peculiarità sta altrove; qualora infatti gli ospiti non riescano entro un certo limite di tempo a trovare il proprio partner, ebbene, s'impegnano a lasciarsi trasformare in animali. Nel compilare il modulo di partecipazione, infatti, ciascuno di loro è tenuto a scegliere in quale animale essere trasformato. Altra cifra è infatti quella umoristica, perché sì, questo film riesce a far sorridere ed in alcuni passaggi pure tanto.
Ad ogni modo, la verità viene presto a galla, e quel programma, carico di buoni propositi e strategie chiare attraverso le quali perseguirli, esce fuori per ciò che è, ossia l’ennesimo lavaggio del cervello camuffato, al quale alcuni disperati si prestano non sapendo a chi altro rivolgersi. Si scopre allora che esiste un gruppo di ex-partecipanti che sono scappati dalla struttura per riparare nel bosco lì vicino, vivendo in cattività. Se non fosse che anche questo gruppo cela dei lati oscuri, non meno macabri. Il suo leader (Léa Seydoux) propugna la castità, perché l’unico modo che tanto l’uomo quanto la donna hanno per realizzarsi è il farsi isola, imparando a contare solo ed esclusivamente su sé stessi. Non possiamo far altro che lasciarvi immaginare, specie a chi ha una vaga idea di come “funzioni” Lanthimos, quali livelli di esasperazione vengano raggiunti.
Uno degli aspetti più notevoli di The Lobster sta nell’abilità del regista greco quando si tratta di gestire l’andamento allegorico che contraddistingue il film, senza lasciarsi sfuggire di mano la situazione. Obiettivo non facile da raggiungere, in un film dove ogni singolo elemento non viene lasciato al caso, dai brani classici all’ambientazione, l'inquadratura meticolosa, passando per la scelta della paletta cromatica, che fa pure sci-fi. Su tutti, però, è la capacità di sfruttare sino in fondo ogni singolo personaggio ad emergere, componente essenziale all’interno di una storia che vive delle bizzarrie dei suoi protagonisti, ciascuno dei quali rappresenta a suo modo qualcuno o qualcosa.
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