Regia: Steve Martino. Sceneggiatura: Bryan Schulz, Charles M. Schulz, Craig Schulz. Fotografia: Renato Falcao. Musiche: Christophe Beck. Produttori: Paul Feig, Bryan Schulz. Distribuzione: Th20 Century Fox.
Origine: U.S.A., 2015.
Dall’inverno innevato all'estate incipiente, la gang dei Peanuts vive la quotidianità di un semestre scolastico seguendo dinamiche ormai consolidate: Lucy insegue Schroeder, Schroeder suona il piano, Piperita Patti viaggia in simbiosi con Marcie, Snoopy battibecca con Woodstock, Charlie Brown si innamora della ragazzina dai capelli rossi e Linus gli dà consigli da migliore amico, armato di coperta.
Chi temeva che l'ennesima trasposizione cinematografica della saga dei personaggi creati da Charles Schulz fosse un'operazione kitch e priva di poesia sbagliava di grosso: nonostante gli innumerevoli compromessi per rendere Snoopy & Friends - Il film dei Peanuts appetibile ai bambini di oggi il risultato è piacevolmente naif, i caratteri sono rispettati alla lettera così come le loro interazioni, e i tormentoni della serie ci sono tutti - dal pallone di rugby sfilato all'ultimo momento da Lucy sotto il naso di Charlie al chioschetto della psicologa a 5 cent a seduta, dall'aquilone che non vola mai alla nuvola di sporcizia che circonda Pig Pen, dal Barone Rosso con cui Snoopy combatte la sua eterna battaglia all'incipit letterario "Era una notte buia e tempestosa" che appare in caratteri tipografici sopra la cuccia rossa del bracchetto più famoso del mondo.
Qualcuno obietterà che i personaggi sono stati alleggeriti di quella malinconia esistenziale che caratterizzava i nipotini della psicanalisi, ma volendo confezionare un film per bambini del Ventunesimo secolo e non un prodotto vintage per adulti nostalgici, era legittimo aggiornare le sensibilità della serie a un pubblico cinematografico meno cervellotico e più abituato a lasciarsi catturare da immagini in veloce movimento e storie raccontate con leggerezza.
La regia si sbizzarrisce soprattutto con le fantasie di Snoopy, e dunque i suoi inseguimenti aerei, i suoi appostamenti da avvoltoio, le sue esibizioni nei panni di Joe Falchetto sono pirotecniche e si concedono quella libertà creativa e cinetica che le vignette di Schulz dovevano imbrigliare nel formato statico della striscia quotidiana. I personaggi sono ben descritti nella loro essenzialità, così che anche i più piccoli e coloro che non sono cresciuti a pane e noccioline possono immediatamente identificarne le caratteristiche salienti: si tifa per Charlie, si vorrebbe essere Snoopy, si detesta Lucy Van Pelt, ci si innamora non della insulsa ragazzina dai capelli rossi ma di Piperita Patti, l'hippie supercool separata alla nascita dall'altra lentigginosa della letteratura under 13, Pippi Calzelunghe.
La sceneggiatura intesse con agilità e intelligenza gli elementi che hanno reso immortale i Peanuts: l'ironia, l'immaginazione, l'imbarazzo esistenziale, i tormenti dell'infanzia, le tradizioni dell'America anni '50, l'assenza degli adulti ridotti a brontolio fuori campo. Mancano gli agganci all'attualità, le spigolature psicanalitiche, e soprattutto il senso di ineluttabilità nel destino tragicomico di Charlie. Ma i piccoli spettatori risponderanno bene al suo riscatto finale, e si riconosceranno nel bambino dalla testa tonda e la maglietta gialla con la greca nera, più che in Linus, relegato a personaggio minore, non più icona di intellettuali nevrotici e tormentati.
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