Regia: Sergio Rubini. Soggetto e sceneggiatura: Sergio Rubini, Carla Cavalluzzi, Diego De Silva. Montaggio: Giorgiò Franchini. Fotografia: Vincenzo Carpineta. Musica: Michele Fazio. Scenografie: Luca Gobbi. Costumi: Patrizia Chericoni Interpreti: Fabrizio Bentivoglio, Sergio Rubini, Isabella Ragonese, Maria Pia Calzone. Produttori: Carlo Degli Esposti, Marco Balsamo. Distribuzione: Cinema. Origine: Italia, 2015.
Dobbiamo parlare è un film geniale, comico da morire, tragico in ugual modo, vero in tutto e per tutto. La storia di Linda e Vanni è complementare a quella di Alfredo e Costanza, e vicina più che mai alle nostre vite quotidiane. Le due coppie di amici non potrebbero sembrare più diverse tra loro inizialmente. Costanza “Costy” e Alfredo detto “Prof.” sono due rispettabili medici sposati, provenienti da due precedenti divorzi. Entrambi rappresentano la facciata disambigua della borghesia odierna, quella da cui tutti fingiamo di allontanarci ma di cui in realtà necessitiamo. Sconvolta, Costanza si reca a casa dei due amici dopo aver scoperto la relazione extraconiugale del marito. Allo stesso modo, quando Costanza se ne va, arriva il Prof. (Fabrizio Bentivoglio) che con l’imbattile ironia romana, ci intrattiene piacevolmente regalandoci delle perle rare di comicità, mentre insulta la moglie per il suo comportamento detestabile.
Nel frattempo, Linda e Vanni assistono impavidi agli sfoghi incontenibili dei loro migliori amici cercando di consolarli in tutti i modi possibili, certi che mai vivranno le stesse situazioni e mai scadranno nelle loro bassezze. Ci troviamo in pieno centro a Roma, a casa di Vanni e Linda, come detto prima, un bellissimo attico con terrazzo in affitto gestito male causa inesperienza totale dei due inquilini. Vanni e Linda sono due scrittori e proprio quella sera devono correre a un importante incontro con il loro editore ma, ahimè, l’arrivo degli amici, letteralmente piombati in casa, manderà a monte i loro piani. Rassegnati, i due si preparano a passare quella che sarà un’intera nottata in compagnia dei loro amici. Intense ore notturne (le più produttive), in cui i quattro protagonisti saranno involontariamente costretti in casa, scontrandosi e incontrandosi più volte, facendo emergere verità inconfessabili e innegabili l’una dell’altra. Dagli apprezzamenti scomodi di Costanza alla veracità irresistibile del Prof, dalla pacatezza di Vanni ai nervi tesi di Linda, ho trovato geniale ogni battuta della pellicola tutta italiana. Cliché sempre veri, mezze verità taciute e apparenze traballanti non sono mai state così rappresentative della situazione sociale attuale del nostro paese. Dissertazioni politiche a casaccio (ma azzeccate), pettegolezzi, dicerie, aria fritta, colloqui, dialoghi e colloqui animati conditi da un fondo di amarezza rendono il tutto di un qualunquismo delizioso, tipico della nostra Italia etipico della città di Roma. Gli interpreti sono perfetti. Sergio Rubini, geniale attore e regista del film, è calato bene nel ruolo di Vanni, autore non autorevole, bonario ma senza attributi, pacato ma senza grinta, pensatore non pensante. Linda è una 30enne spaesata interpretata da Isabella Ragonese che si motiva con la scrittura circondandosi di sicurezze fittizie in una casa di bambole con mille fobie.Maria Pia Calzone è la vera rivelazione del gruppo. L’interprete di Costanza ci fa dono di una preziosa collaborazione, adorabile quanto indispensabile per impersonificare bene il senso del film. Alfredo infine, sembra essere molto più vicino a Fabrizio Bentivoglio di quanto non lo siano stati altri ruoli da lui interpretati.
Tra ritmi movimentati, prediche, sermoni e tante risate, il film scorre piacevolmente, mostrandoci stereotipi sinistroidi e destroidi assolutamente vivi in tutti noi. Ci mostra quello che tutti pensiamo ma non abbiamo il coraggio di dire, ci smaschera e ci analizza, ma senza impegno. Perché anche a noi “per bene” piace fare le 5 di notte fumando sigarette in soggiorno e parlando del niente con amici sconsiderati. Ci piace sparlare di tutto e di tutti ma poi restare candidi come angeli perché vogliamo essere intoccabili, irreprensibili, impermeabili. Divertente e illuminante, complice un finale non scontato e una riflessione dolceamara sulle nostre esistenze spesso vuote e apparentemente prive di spessore. Un’opera autobiografica di tutti noi. Ma di certo non lo ammetteremmo mai.
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