Regia: Alberto Caviglia. Montaggio: Gianni Vezzosi. Fotografia : Andrea Locatelli. Musica: Pasquale Catalano. Costumi: Stefania Rodà. Scenografie: Andrea Castorina Interpreti: Davide Giordano, Anna Ferruzzo, Bianca Nappi, Mimosa Campironi, Lorenza Indovina, Omero Antonutti, Alberto Di Slasio, Francesco Russo, Niccolò Senni. Produttori: Luigi e Olivia Musini. Distribuzione: Bolero Film. Origine: Italia, 2015.
Nel luglio 2006 Leonardo Zuliani scompare e l'intero universo mediatico si occupa della notizia di un avvenimento che priva il mondo di un fondamentale attivista per i diritti civili. Fin dalla più tenera infanzia infatti Leonardo ha sentito in sé una spinta ad impegnarsi affinché qualsiasi forma di antisemitismo potesse esprimersi liberamente senza alcuna interdizione. Non è stata un'impresa sempre facile.
Alberto Caviglia, al suo esordio nella direzione di un lungometraggio, decide di adottare la forma narrativa del paradosso applicata a un genere poco praticato in Italia: il mockumentary. Il falso documentario che mescola elementi di totale finzione con testimonial che tutti conoscono, consente di sviluppare una tesi con la complicità dello spettatore che decide di stare al gioco divertendosi nello scoprire quali e quanti personaggi a lui noti si sono resi disponibili. L'elenco in questo caso è decisamente lungo perché si va da Fazio a Freccero, da Mentana a De Bortoli, da Elio a Sgarbi. Come si può evincere da questo parziale elenco Caviglia è stato in grado di raccogliere l'adesione di personalità anche ideologicamente molto distanti tra di loro. Il fine era quello di mettere in luce una stortura ideologica, ribaltando l'assunto come ha fatto in passato la letteratura con dei classici rimasti nella storia. Basti pensare, a titolo di esempio, a Jonathan Swift e al suo Una modesta proposta: per impedire che i bambini irlandesi siano a carico dei loro genitori o del loro Paese e per renderli utili alla comunità in cui l'autore de I viaggi di Gulliver proponeva di ingrassare a dovere i bambini poveri per poi venderli al mercato una volta compiuto un anno di vita quale cibo per i ricchi, combattendo così al contempo la sovrappopolazione e la futura disoccupazione.
Caviglia si inserisce nella stessa linea ipotizzando una società italiana (e non solo) in cui l'antisemitismo più feroce sia norma e in cui ogni forma di sostegno alla cultura ebraica rappresenti una devianza inaccettabile. Il 'bravo ragazzo' Zuliani è dotato di una genialità innata che lo porta ad inventare costantemente nuove modalità di dileggio e di contrasto agli ebrei che, a suo avviso, stanno alla base di ogni evento negativo. Nonostante risenta di una durata che sembra a tratti superiore alla forza della sceneggiatura ed abbia qualche caduta goliardica unita a dei bersagli ormai da decenni non più proponibili come tali (vedi la Chiesa cattolica postconciliare che ha esplicitamente e con gesti significativi rimosso gli elementi di antisemitismo che in precedenza ne caratterizzavano parte della dottrina) l'operazione di Caviglia ha una sua efficacia che va al di là della polemica stimolando lo spettatore a riflettere sul tema.
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