Regia: Gianni Zanasi. Sceneggiatura: Gianni Zanasi, Michele Pellegrini, Lorenzo Favella. Sceneggiatura: Roberto De Angelis.. Fotografia: Vladan Radovic. Montaggio: Ugo De Rossi. Interpreti: Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Paolo Briguglia, Hadas Yaron, Maurizio Donadoni, Filippo De Carli, Teco Celio, Camilla Martini. Produttori: Beppe Caschetto, Rita Rognoni. Distribuzione: Bim Distribuzione. Origine: Italia, 2015.
Enrico Giusti è il re delle cessioni. Intermediario per un'azienda che acquista società in crisi, avvicina i suoi clienti, quasi sempre vanesi e inconcludenti, ne guadagna la fiducia e ne 'risana' la vita, facendoli ripartire in Costa Rica o agli antipodi. Figlio di un padre imprenditore, che ha abbandonato la sua famiglia per il Canada in seguito a un fallimento finanziario, e fratello maggiore di Nicola, eterno studente che come il genitore si risolve nella fuga, Enrico ripara il trauma infantile assistendo e scampando aziende da gestioni disastrose. La morte tragica di una coppia di imprenditori trentini, che lasciano un figlio diciottenne e una figlia tredicenne orfani e “al comando” dell'impresa familiare, e l'arrivo imprevisto della fidanzata israeliana, sedotta e abbandonata dal fratello, sconvolgeranno per sempre la sua vita. Una vita in passivo e in cerca di riscatto.
Eredità, tradizione, continuità, c'è tutto questo nella nuova commedia di Gianni Zanasi. La felicità è un sistema complesso cerca nuovi equilibri ma è nello squilibrio che trova il suo punto di forza e di attrazione, avvitandosi intorno al suo protagonista, che stima debiti e crediti di una vita. La sua vita trascorsa a subire l'eredità paterna e a compensarla attraverso un lavoro 'creativo' che si illude di combattere il sistema dall'interno ma è il sistema economico, forma sublimata della guerra dove i mercati si conquistano estromettendone altri, la concorrenza si schiaccia o si ricatta, ad assimilarlo fino a smorzarne desideri e intenzioni.
In guerra permanente, l'Enrico di Valerio Mastandrea conosce bene la sua posizione e la giustifica. Almeno fino a quando un incidente, un trasalimento del destino, non capovolge letteralmente l'inquadratura e radicalmente la sua vita. La variabile è incarnata da una giovane donna e due ragazzini che dimostreranno, ciascuno a suo modo, che non è sufficiente assumere su di sé il peso dell'eredità per farla davvero propria ma è sempre necessario, contro di essa, un gesto eccentrico. Perché il conflitto fra le generazioni è sano se produce differenza. Differenza liricamente riprodotta da quella 'torta di noi' che è ancora e non è più la torta della nonna. Impastata in cucina o cantata in un pub, la torta ideale di Enrico 'riconsidera' il senso della tradizione e della continuità rispetto alla sua provenienza ma allo stesso tempo rompe con il familismo.
Con un salto puro e (in)cosciente, Zanasi segna daccapo il movimento di rottura del suo protagonista. 'Rubato' dalla locandina di Non pensarci, il tuffo in piscina di Mastandrea ritrova al suo personaggio lo slancio di volere davvero dentro sequenze che sembrano alimentarsi con un'energia autonoma e interna. Tra il principio di prestazione e l'illusoria uscita dal mondo, che il predatore aziendale di Giuseppe Battiston insegue con l'eroina o un giro in kayak, Enrico assume la questione della responsabilità evasa fino a quel momento con discorsi fatti e argomentazioni deboli che si infrangono sotto lo sguardo franco di Hadas Yaron, personaggio che lega ogni atto alle sue conseguenze.
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